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Statuto dei lavoratori - Wikipedia Pagina 1 di 7 Statuto dei lavoratori Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Con la denominazione di Statuto dei lavoratori ci si riferisce alla legge n. 300 del 20 maggio 1970, recante "Norme sulla tutela della libertà e dignità dei lavoratori, della libertà sindacale e dell'attività sindacale nei luoghi di lavoro e norme sul collocamento", che è una delle norme principali del diritto del lavoro italiano. La sua introduzione provocò importanti e notevoli modifiche sia sul piano delle condizioni di lavoro che su quello dei rapporti fra i datori di lavoro, i lavoratori e le loro rappresentanze sindacali; ad oggi di fatto costituisce, a seguito di minori integrazioni e modifiche, l'ossatura e la base di molte previsioni ordinamentali in materia di diritto del lavoro in Italia. Indice 1 Le premesse storiche 2 Le premesse economiche e sociali 3 Gli Autunni Caldi 4 Il percorso politico 5 Il contenuto 6 Dopo lo Statuto 7 Referendum abrogativo del 1995 8 Referendum abrogativo del 2000 9 Referendum abrogativo del 2003 10 Note 11 Voci correlate 12 Testi normativi correlati Le premesse storiche L'esigenza di una regolazione precisa ed equitativa dei meccanismi del mondo del lavoro crebbe di importanza nella seconda metà del Novecento quando, dovendosi ripensare la strutturazione dello stato post-fascista, la revisione dei rapporti sociali dovette tener conto dell'accresciuta rilevanza del mondo del lavoro fra i temi importanti nel nuovo regime di democrazia. Questo in virtù della non funzionalità, per un regime democratico, della struttura corporativistica introdotta sotto la dittatura fascista. Parallelamente i giuristi discettavano sull'eventuale utilità ed opportunità di rifocalizzare il contratto di lavoro, analizzando il lavoratore nella sua posizione di soggetto contraente, anziché traguardare la materia riferendosi al mero oggetto negoziale (la prestazione d'opera) del rapporto; tecnicamente si parlò di rivalutazione delle capacità lavorative. Nel dopoguerra, perciò, l'approvazione di una Carta costituzionale contenente proprio al suo primo articolo il riferimento al lavoro come punto fondante dell'ordinamento repubblicano, diede un ulteriormente corroborante valore simbolico alle tensioni politiche che già dalla fine dell'Ottocento propugnavano forme di "civilizzazione" del lavoro dipendente e subordinato e che miravano ad equilibrare in senso democratico la relazione fra padronato e lavoratori. Certo non esenti da qualche, almeno marginale, influenza delle teorie marxiste, queste tensioni vivevano comunque di autonomo sviluppo, coinvolgendo prevalentemente partiti e movimenti di sinistra che si posero a baluardo dei ceti interessati, mentre altre formazioni di impronta conservatrice sostennero politicamente le istanze delle classi padronali. Il cammino verso una normativa coerente col nuovo dettato costituzionale era partito molto tempo prima ed era avanzato solo per piccoli passi. Le conquiste ottenute sino a quel momento riguardavano infatti piccole, ma per i tempi significative, limitazioni opposte avverso una certa "disinvoltura" nella gestione dei lavoratori: la http://it.wikipedia.org/wiki/Statuto_dei_lavoratori 24/04/2012