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“Perché la crisi”
industria “delocalizzata”, fino a dover disperdere quel patrimonio, sia materiale
che di conoscenza, faticosamente accumulato dalla nazione. Tutte le
argomentazioni che fino ad oggi ho lette a favore della privatizzazione, della
globalizzazione e del mercato libero-e-non-regolamentato sono inconsistenti,
deboli, precostituite e, spesse volte, false e assai “interessate”.
Al solito, una provocazione, infine. Perché non modificare l‟articolo 1 della
Costituzione da “L‟Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.” in
“L‟Italia è una Repubblica democratica, fondata sul profitto d‟impresa.”,
considerando che proprio in nome del profitto aziendale lo Stato accetta la
globalizzazione e, quindi, si assoggetta a interessi privatistici anche stranieri?
Così, il secondo e successivo comma del medesimo articolo: da “La sovranità
appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.”,
in “La sovranità appartiene alle banche e alle grandi imprese che la esercitano
nelle forme e nei limiti dettati dai loro stessi interessi.”.
Per lo Stato, come l‟attuale Costituzione sancisce, invece, il lavoro non
dovrebbe essere solo un valore economico: ed esso nella realtà non dovrebbe
essere mai subalterno a scelte puramente utilitaristiche.
Purtroppo, ciò che ci si auspica è solo sulla Carta.
Roma: febbraio/aprile 2014.
Nino Marchese