Perchè la crisi | Page 45

42 “Perché la crisi” In altri termini, il nuovo sistema economico favorisce, ancora più di prima, le aziende già grandi, grosse e forti. E anziché suonare l‟allarme per l‟intera economia nazionale, per contro, si è permesso alle multinazionali straniere di depredare la nostra gente! Chiunque legge, istintivamente, potrebbe osservare che sarebbe stato saggio, se proprio doveva essere necessario (ma, chi l‟ha detto?...) o indiscutibile (ordini “dall‟alto”?...), approntare, prima, le condizioni ottimali per un simile “salto”; e cioè: svecchiare la classe politica e quella dirigente della Pubblica Amministrazione, snellire la burocrazia, abbassare le tasse, specie sul lavoro, e razionalizzare la spesa pubblica (non sono razionali i folli costi della classe dirigente o dei “privilegiati”, né gli acquisti dei noti aerei da combattimento F35, tanto per citarne alcuni) e, soprattutto, creare dei “poli trainanti” di sviluppo economico, con particolare attenzione ai settori dell‟innovazione e della ricerca scientifica; e sarebbe stato saggio pretendere dalle controparti nell‟interscambio internazionale – e in ogni caso predisponendo e attuando in ambito nazionale ed europeo le relative misure – dei meccanismi, delle regole certe ed efficaci volte a mantenere, almeno, il livello di sviluppo raggiunto, a garantire con certezza la possibilità di crescita. Nella stessa identica maniera, del resto, proprio in ambito europeo ci siamo pure “scottati”, lasciando che altri, principalmente la Germania, si appropriassero di nostre ricchezze: e quest‟opera di spoliazione continua. Il meccanismo, sia pure con peculiarità tutte proprie ed esclusive, simile a quello adottato, in piccolo (relativamente, scrivendo), dalla Francia nei suoi possedimenti africani il secolo scorso: l‟uso del Franco francese per le transazioni internazionali (i nostri “professoroni avrebbero dovuto, perciò, sapere gli effetti della nuova moneta chiamata “euro” nell‟economia italiana!... la loro sapienza è falsa o qualche “tintinnio” li ha “distratti”?... tuttavia, i politici di certo erano a conoscenza degli effetti inflazionistici della nuova moneta, studiati a fondo quando Craxi voleva introdurre la cosiddetta “lira pesante”…). La lingua batte dove il dente duole. Arriviamo, in tal guisa, a scrivere obbligatoriamente della nostra Europa, ove “bisogna fare quadrare i conti”, per giunta, con una moneta che sembra essere stata creata apposta per tutelare le finanze degli Stati-membri più ricchi (i nostri “professoroni” cos‟hanno fatto?...!!!... deboli o impreparati?...)! Il pareggio di bilancio, di per se, non è la causa né del malessere e né del benessere di una collettività. Economicamente ragionando, bisogna distinguere, infatti: in un‟economia ricca, che ha un surplus, il limite della spesa portato a quello delle entrate, può non significare un arretramento e né un abbassamento degl‟investimenti o del tenore di vita: può, anzi, includere del superfluo; in un‟economia già in difficoltà, viceversa, esso può significare il ricorso ai risparmi o un abbassamento degl‟investimenti, fino ad arrivare all‟impossibilità non solo dell‟innovazione tecnologica dei vari settori, ad esempio, del settore industriale, ma del rinnovo e, perfino, della manutenzione de gl‟impianti esistenti (come dire: le industrie sono destinate a chiudere). Il pareggio di bilancio è, dunque, un Nino Marchese