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Il 2024 ha segnato un punto di svolta per l’ automotive italiano: la fine di un ciclo espansivo e l’ ingresso in una fase di transizione profonda e la filiera deve reinventarsi. Il 2025 non sarà l’ anno della ripartenza, ma quello in cui si deciderà chi avrà saputo adattarsi e chi rischia di restare indietro nel nuovo ordine mondiale dell’ auto. Questo, in sintesi, quanto emerso lo scorso 15 ottobre alla presentazione presso l’ Auditorium del MAUTO a Torino dei dati relativi alla nuova edizione dell’ Osservatorio sulla componentistica automotive italiana e sui servizi per la mobilità, indagine realizzata ogni anno dalla Camera di commercio di Torino e da ANFIA( Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica). RIPRENDERSI LA LEADERSHIP EUROPEA“ Il settore automotive vive in un contesto di grande incertezza a causa di diversi fattori concomitanti. – ha detto Massimiliano Cipolletta, Presidente della Camera di commercio di Torino- In un quadro così complesso, le nostre aziende, dopo anni di relativa crescita, subiscono nel 2024 e prevedono per il futuro contrazioni dei ricavi ed effetti sull’ occupazione, più accentuati proprio in Piemonte”. A far da eco è Marco Stella, Presidente del Gruppo Componenti ANFIA:“ Dobbiamo riprenderci la leadership europea nell’ ambito della transizione energetica e, per farlo, quest’ ultima deve cambiare percorso. La formula attuale, che segue un approccio mono-tecnologico centrato sull’ elettrico sta danneggiando i componentisti europei, i cui prodotti coprono all’ incirca il 60 % del contenuto tecnologico dei veicoli ICE prodotti in UE, ma solo il 40 % circa quando si tratta di veicoli elettrici, con il rischio,
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secondo CLEPA, di perdere fino al 23 % del valore aggiunto al 2030”.
2024, LA FRENATA GLOBALE Nel 2024 la crescita dell’ economia mondiale non si è fermata, ma ha rallentato sensibilmente rispetto al 2023. Le tensioni geopolitiche in Medio Oriente e nel Mar Rosso, l’ altalena dei prezzi energetici e il clima di attesa per le elezioni in molte economie occidentali hanno minato la fiducia di imprese e consumatori. In questo contesto, l’ industria automotive ha consuntivato una domanda mondiale di autoveicoli pari a 96,2 milioni di unità, con un incremento del 2,8 % sul 2023 e del 3,6 % rispetto al 2019. Il baricentro del mercatosi sposta sempre più verso l’ Asia. La Cina cresce del 4,5 % e rappresenta quasi un terzo delle vendite globali; l’ India avanza del 3 %, mentre al contrario, Europa(+ 1,5 %), Giappone(-7,5 %) e Nord America(+ 3,1 %) mostrano segnali di stanchezza. Se confrontati con il 2019, i mercati asiatici superano nettamente i livelli pre-pandemia(+ 21,8 % la Cina, + 41,7 % l’ India), non le principali economie mature: Europa-16,5 %, Giappone-14,9 %, Nord America-5 %. Nel complesso, l’ a- rea Asia-Pacifico supera la soglia del 50 % della domanda globale e i Paesi BRICS, passano da circa 35 milioni di veicoli nel 2019 a quasi 42 milioni nel 2024. Per il 2025, le stime indicano una sostanziale stabilità( 97 milioni di unità, + 0,8).
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Presidente Anfia Roberto Vavassori
PRODUZIONE MONDIALE Sul fronte produttivo, il 2024 ha segnato una lieve flessione a livello globale(-0,8 %), con 93,5 milioni di autoveicoli prodotti. Una cifra che resta sostanzialmente in linea con i livelli pre-Covid. Ma anche qui la mappa del potere industriale è cambiata. La Cina, con 31,3 milioni di veicoli prodotti, domina
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incontrastata la scena mondiale, assorbendo un terzo della produzione globale(+ 3,7 % sul 2023 e + 21,5 % sul 2019). L’ Asia nel suo complesso si conferma il motore del comparto, mentre il Nord America si mantiene stabile e Giappone ed Europa perdono terreno(-8,5 % e-6,3 %). A livello mondiale, nel 2025 la produzione è attesa in crescita a 95,4 milioni di unità(+ 2 % sul 2024), trainata soprattutto dall’ Asia, che consolida il proprio ruolo di principale polo manifatturiero del settore. In Italia il mercato ha chiuso il 2024 con 1,79 milioni di immatricolazioni, in lieve calo rispetto al 2023(-0,3 %) e ben sotto i livelli pre-pandemia(-15,9 % rispetto al 2019). Le stime per il 2025 non lasciano presagire inversioni di tendenza: secon- |
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