Il mercato dell’ auto si trova ad affrontare una crisi senza precedenti. A livello europeo- e ancor più in quello nazionale- vive una fase di stagnazione che perdura da molti mesi e che, al netto di interventi strutturali, rischia di diventare cronica. I dati sul primo semestre del 2025, diffusi dall’ Acea e riferiti al complesso dei Paesi dell’ Unione Europea allargati a quelli dell’ Efta( Islanda, Norvegia, Liechtenstein e Svizzera) e al Regno Unito non lasciano molto spazio all’ ottimismo: i volumi immatricolati hanno fatto registrare 7.900.877 unità, con una variazione nulla(-0,0%) rispetto allo stesso periodo dell’ anno precedente. Numeri e percentuali molto lontani dal periodo pre-Covid. I consumatori guardano ancora con molto scetticismo alle vetture elettriche( BEV), la cui quota di mercato cresce a passo di lumaca e rappresenta ancora una percentuale irrisoria del parco circolante( poco più del 5 %). Chi deve necessariamente cambiare auto punta prevalentemente sulle ibride, ormai arrivate al 50 % delle preferenze in Italia, a discapito delle vetture a benzina, ma soprattutto delle diesel. La maggior parte, però, prende tempo e, in questa fase di incertezza geopolitica ed economica, preferisce posticipare l’ acquisto allungando la vita utile della propria quattro ruote.
I volumi di vendita in Europa sono rimasti al di sotto delle previsioni con un gap che si protrarrà almeno fino al 2028 e potrebbe portare a una perdita di 15 milioni di unità cumulate
NUOVI EQUILIBRI
Che fare, dunque in tale contesto? Arrendersi o cercare soluzioni, possibilmente in tempi brevi? In gioco, inutile dirlo, c’ è la sopravvivenza. La scadenza del 2035 imposta dall’ UE per lo stop ai motori termici di nuova produzione al fine di ridurre le emissioni di CO 2 incombe- al netto di
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