industriale per riportare competitività in Italia . Abbiamo identificato 20 proposte operative ”. Tra le richieste , anticipare al 2025 la clausola di revisione del regolamento sulla CO 2
, intervenendo con altre opzioni tecnologiche in accompagnamento all ’ elettrificazione . E rivedere l ’ applicazione delle multe ai costruttori che devono ridurre ora del 15 % le emissioni con un target di 95 grammi di CO 2 rispetto a una media che oggi è 112 in Europa ( pena 15-16 miliardi di euro di sanzioni ), il che costringe a una market share dell ’ elettrico del 22 % quando i 5 principali mercati europei hanno una penetrazione del 9-10 %. Le multe , infatti , impatterebbero anche sulla filiera della componentistica , perché
per raggiungere il target o aumentano le vendite di elettriche o più verosimilmente si diminuisce la produzione di auto termiche , quelle oggi più richieste , con un saldo negativo di -2,5 milioni di vetture . Un punto è poi la neutralità tecnologica : nella clausola vanno inseriti anche i carburanti neutrali dal punto di vista carbonico , cioè i sintetici e i biocarburanti , cambiando la metrica di calcolo della CO 2 solo allo scarico che avvantaggia auto elettriche e a fuel cell . “ Tra la produzione che cala in Europa , il mercato in difficoltà e la transizione in affanno , pensiamo che nei prossimi due anni si possano perdere 30-40mila posti di lavoro nella nostra filiera e questo ci preoccupa non poco ”.
Pericolo giallo
Un impatto l ’ ha anche la Cina , in forte tensione commerciale con l ’ Europa , partendo dai dazi introdotti che si sta cercando di mitigare . Poi c ’ è l ’ avanzata da noi delle auto cinesi , sia elettriche ( dal 3 al 20 % in 3-4 anni , prodotte là anche da Case europee ) sia ibride , oltre alla disaffezione del mercato cinese verso le auto del Vecchio Continente , soprattutto tedesche ( dal 64 al 44 % sul totale in 4 anni ), a vantaggio dei suoi nuovi brand nazionali , molti in arrivo anche qui . “ Cerchiamo di fare sì - ha anticipato Giorda - che l ’ Italia possa ospitare uno o due stabilimenti di costruttori cinesi in Europa utilizzando un 45-50 % di risorse locali . Il quadro è complicato , però come associazione abbiamo il dovere di essere ottimisti perché non vogliamo assolutamente perdere la leadership . Siamo un Paese che produce sempre meno veicoli ma quello che ha la seconda componentistica più importante dopo quella tedesca ”.
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