PARTS Aprile 2025 | Page 76

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Le divergenze parallele

L’ Unione Europea sta prendendo decisioni importanti che, tuttavia, si manifestano come fossero in antitesi l’ una all’ altra. Non solo appare sempre più evidente lo scollamento tra i vari Paesi che la compongono, ma sembra che Bruxelles abbia smarrito sia il senso del reale sia il percorso di un pensiero logico. Ai tempi della prima Repubblica italiana era divenuta famosa la definizione di“ convergenze parallele”, che voleva indicare una serie di acrobazie politiche che seppur divergenti cercavano una strada comune; oggi sembra invece che presupposti unitari lascino spazio ad azioni fortemente contrastanti:“ divergenze parallele”, appunto, che stanno conducendo l’ Unione verso la perdita di ogni credibilità politica. Eccone alcuni esempi.
di Andrea Taschini
Alle armi!
Siamo precipitati senza accorgercene e soprattutto senza volerlo in un clima simile a quello delirante del 1914 o del 1939 in cui la voglia di ricorrere alle armi prese il posto della ragione. Mentre la Prima Guerra Mondiale fu scatenata per pura incoscienza, dato che soprattutto i giovani ritenevano sarebbe solo stata una bella scampagnata di qualche settimana, la Seconda, più drammatica, fu preda delle ideologie che con una Germania in cerca di vendetta fu mossa da entusiasmi e fervore politico. Chi lo avrebbe mai detto che la nostra generazione figlia del benessere avrebbe avuto il coraggio di impugnare ancora le armi? La questione che fa di tutta la faccenda un grande interrogativo è che oggettivamente il nemico che ci siamo scelti sia molto distante e non abbia dimostrato grandi capacità offensive. Sembra un paradosso, ma più gli americani cercano un accordo di pace tra Russi e Ucraini, più gli europei si animano e invocano il riarmo. Si parla di cifre mirabolanti: 800 miliardi di euro che l’ Unione Europea vorrebbe stanziare per armarsi, dimenticando che il primo dei tre elementi che hanno mantenuto la pace in un continente motore di tante guerre fu appunto una Germania depotenziata, poi la presenza fisica dell’ esercito americano sul suolo europeo infine il terzo, probabilmente il più rilevante, l’ enorme deterrente atomico di Washington. Ho la netta sensazione che l’ allarme che io reputo fuori misura sia in realtà un escamotage per nascondere le profonde divergenze di visione politica che stanno attraversando oramai irreparabilmente l’ Unione.
Si sente parlare di surreali riconversioni di impianti automobilistici oramai superflui( ne parleremo a breve) in siti produttivi di carri armati o di cannoni quando è palese che per contrastare una potenza nucleare come la Russia, dotata di almeno 6.000 testate nucleari, servirebbe solamente un arsenale atomico di pari portata che nessuno in Europa ovviamente potrà mai avere. Al dì là di ogni considerazione strategico-militare, mi chiedo se tutti questo abbia un senso logico e coerente con la strada iperecologista sostenuta da Bruxelles.
Carri armati? Sì, basta siano verde, militare
Come coniugare il superattivismo green dell’ U- nione per evitare le emissioni di CO 2 riconvertendo chi produce automobili in carri armati
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