PARTS Aprile 2025 | Page 20

M ercato

STRATEGIE PER IL FUTURO
Il settore della componentistica automotive italiana sta affrontando una delle fasi più complesse della sua storia. Il calo della produzione di veicoli e la transizione verso la mobilità elettrica impongono un ripensamento delle strategie aziendali. Tuttavia, esistono opportunità significative per chi saprà adattarsi alle nuove dinamiche di mercato investendo in innovazione, diversificazione e crescita strategica. La capacità di sfruttare l’ aftermarket, puntare sui veicoli pesanti e cogliere le opportunità offerte dal mercato M & A potrebbe fare la differenza tra il successo e la perdita di competitività nel prossimo decennio. Quelle che seguono sono, in sintesi, le“ ricette vincenti”.
• Sfruttare il canale aftermarket Puntare sulla crescente domanda di ricambi e servizi spinta dall’ invecchiamento del parco auto
• Espandersi nel settore dei veicoli pesanti e off-road Questo settore è meno colpito dalla transizione elettrica e caratterizzato da una maggiore stabilità
• Investire in fusioni e acquisizioni Rafforzare così il proprio posizionamento e incrementare la competitività
• Puntare sull’ innovazione Aumentare gli investimenti in R & D per sviluppare componenti per la mobilità elettrica
• Diversificare le fonti di approvvigionamento Ridurre così la dipendenza da materie prime critiche
Pesano inflazione e materie prime
Tutto qui? No, purtroppo. Tornando alla situazione attuale, la crescita dei costi delle materie prime e della logistica ha ulteriormente compresso fatturato e margini di profitto: il prezzo dell’ acciaio, dell’ alluminio e delle plastiche è rimasto superiore ai livelli pre-pandemia, incidendo sui costi di produzione. Il settore della componentistica automotive ha subito inoltre le conseguenze dell’ inflazione globale, con una difficoltà crescente a trasferire questi aumenti agli OEM, ossia ai costruttori di veicoli. Nonostante gli sforzi per negoziare incrementi dei listini i fornitori stanno ancora assorbendo buona parte dei costi, mantenendo il livello di prezzo del venduto al di sopra dei livelli storici. Come se non bastasse la crisi delle catene di approvvigionamento ha allungato i tempi di consegna e incrementato a sua volta la spesa per il trasporto, mentre la delocalizzazione della produzione ha aggravato il problema, con molte aziende che faticano a mantenere competitività nei mercati internazionali. Le ricadute sono state pesanti anche a livello occupazionale: nel 2024 l’ industria della componentistica europea ha perso oltre 30.000 posti di lavoro, secondo i dati di Clepa( european association of automotive suppliers), l’ associazione di categoria. L’ Italia poi, un tempo hub strategico nella produzione di componenti automotive, sta assistendo a una riduzione del peso specifico della sua industria nel panorama dell’ UE. La concentrazione, e in molti casi il trasferimento, di siti di produzione di automobili e veicoli commerciali leggeri nei Paesi dell’ Europa Orientale e in Asia ha determinato un calo della domanda per i componentisti italiani, che devono ora trovare nuove strategie di crescita e sopravvivenza. Fortunatamente non manca qualche piccolo spiraglio di luce. Nonostante questa fotografia nebulosa la redditività dei componentisti sta lentamente migliorando ed è ora in linea con i risultati del 2019. In questa fase di crisi, poi, gli OEM hanno cercato di salvaguardare la filiera penalizzando in misura minore i fornitori con una redditività più bassa e una maggiore esposizione finanziaria, riconoscendo loro un“ pass-through” dei costi incrementali.
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