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miglior giocatore: premio che mi rende
molto orgoglioso». “Ma tu che giocatore
eri?” «Un combattivo. Lanciavo sguardi agli
avversari, una sorta di battaglia sotto rete
contro campioni che poi erano anche i miei
compagni in nazionale».
Una volta appese le ginocchiere al
chiodo, Marco da subito rimane nel
mondo della pallavolo. «Ho iniziato
immediatamente a lavorare con la
Federazione, che mi cercava da anni,
e, nell’estate del 2005, ero dirigente e
accompagnatore della nazionale di Bonitta.
Per i primi due anni ho ricoperto quel
ruolo, prima di vestire i panni del secondo
allenatore una volta arrivato Barbolini. Con
la nazionale femminile ho trascorso sette
anni bellissimi, con ragazze che lavoravano
tantissimo, con impegno e dedizione. È stata
un’esperienza formativa molto importante e
ho avuto modo di partecipare a due Coppe
del Mondo, due Campionati Europei e due
Olimpiadi, dove abbiamo avuto un pizzico
di sfortuna... Si vede che da qualche parte
è scritto che l’Olimpiade non la si deve
conquistare», mi dice ridendo.
Conclusasi l’avventura con la nazionale
femminile, Marco ora è tornato stabilmente