parte di questo mondo, assolutamente. Quando
avevo 5 anni mia mamma mi portò a forza in
una scuola di danza: ero disperata e non volevo
entrare, ma rimasi talmente affascinata che dopo
quella lezione decisi che avrei voluto fare la
ballerina. Sono stata una ballerina classica fino
ai 18 anni, frequentando anche un’ Accademia a
Monaco di Baviera, in Germania. Sicuramente
tra i miei miti ci sono Sylvie Guillame e i balletti
russi con quelle ballerine magrissime, con gambe
lunghissime, come Svetlana Zakarova, che ho
visto ballare dal vivo a Londra. A causa dei
troppi infortuni avuti non me la sono più sentita
di “mettermi sulle punte”, così ho iniziato a
studiare il genere contemporaneo, che ancora oggi
ballo: anche se il genere classico ha i vantaggio
di insegnarti la tecnica della danza, che è
imprescindibile, con il genere contemporaneo ho
scoperto un altro mondo, molto più versatile. Ho
imparato così a lasciarmi andare, “sgrezzandomi”
un po’ e imparando a vivere in un altro modo
la danza. Adesso ad esempio sono sicuramente
meno ansiosa e meno preoccupata quando ballo,
perché tramite il modern-contemporaneo riesco
ad essere molto più me stessa ed entrare nel mio
mondo interiore, godendomi appieno le emozioni
del palcoscenico, mentre in un balletto classico
c’è sempre un personaggio da interpretare ed è
richiesta perfezione, cura del dettaglio e delle
linee. La danza classica, così come per gli altri
generi, è in mutamento perché, per quanto il
repertorio classico sia sempre lo stesso, ora
si richiedono grandi salti, movimenti molto
elastici, molte pirouette o giri, gambe alte per le
donne... per fare qualche esempio. Dall’America
è arrivato lo stile neo classico, dove si può
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