Pallavoliamo Dicembre 2014 | Seite 121

parte di questo mondo, assolutamente. Quando avevo 5 anni mia mamma mi portò a forza in una scuola di danza: ero disperata e non volevo entrare, ma rimasi talmente affascinata che dopo quella lezione decisi che avrei voluto fare la ballerina. Sono stata una ballerina classica fino ai 18 anni, frequentando anche un’ Accademia a Monaco di Baviera, in Germania. Sicuramente tra i miei miti ci sono Sylvie Guillame e i balletti russi con quelle ballerine magrissime, con gambe lunghissime, come Svetlana Zakarova, che ho visto ballare dal vivo a Londra. A causa dei troppi infortuni avuti non me la sono più sentita di “mettermi sulle punte”, così ho iniziato a studiare il genere contemporaneo, che ancora oggi ballo: anche se il genere classico ha i vantaggio di insegnarti la tecnica della danza, che è imprescindibile, con il genere contemporaneo ho scoperto un altro mondo, molto più versatile. Ho imparato così a lasciarmi andare, “sgrezzandomi” un po’ e imparando a vivere in un altro modo la danza. Adesso ad esempio sono sicuramente meno ansiosa e meno preoccupata quando ballo, perché tramite il modern-contemporaneo riesco ad essere molto più me stessa ed entrare nel mio mondo interiore, godendomi appieno le emozioni del palcoscenico, mentre in un balletto classico c’è sempre un personaggio da interpretare ed è richiesta perfezione, cura del dettaglio e delle linee. La danza classica, così come per gli altri generi, è in mutamento perché, per quanto il repertorio classico sia sempre lo stesso, ora si richiedono grandi salti, movimenti molto elastici, molte pirouette o giri, gambe alte per le donne... per fare qualche esempio. Dall’America è arrivato lo stile neo classico, dove si può 121