Pallavoliamo Dicembre 2014 | Seite 117

danza classica fino a 15-16 anni. All’epoca, quasi 30 anni fa, non si poteva iniziare danza moderna prima dei 16 anni perché non c’erano corsi per bambini e ci voleva comunque una base classica, tecnica. Dai 16 anni in poi iniziai a studiare anche danza moderna e, finito il liceo, partii per Los Angeles. Ero con cinque amiche e ricordo che rimanemmo scioccate e sconsolate da quanto la danza fosse avanti anni luce negli Stati Uniti, rispetto a quanto lo era da noi in Italia. Quella negli USA fu però una bellissima esperienza perché incontrai tanta gente, tanti ballerini professionisti e scuole di danza fantastiche. Feci l’esperienza a Los Angeles per due estati consecutive e decisi poi che avrei voluto fare la ballerina. All’epoca in televisione c’erano i corpi di ballo: erano i tempi della Cuccarini e della Parisi, che io adoravo per il suo carisma. Quando capii che non avrei realizzato il mio sogno, gettai la spugna ed iniziai ad insegnare a Torino, prima di passare a Chieri, la mia città, dove conobbi la mia socia, Benilde, con la quale, ormai quasi vent’anni fa, abbiamo fondato Artedanza. Nonostante il mio presente si chiami “insegnare”, non ho mai smesso di prendere lezioni perché la danza è in continua evoluzione e non si può mollare, ma bisogna aggiornarsi continuamente. Partecipare a stage è importante perché si possono attingere idee per quanto riguarda la musica e le coreografie. Io amo il genere di Steve la Chance, con il quale ho studiato molto, emozionandomi ad ogni sua lezione. Lui ha uno stile modern e per le sue coreografie usa canzoni italiane, perché così, capendo il testo, ci si può esprimere meglio. Partecipo volentieri alle lezioni della sua scuola, a Roma, così come 117