danza classica fino a 15-16 anni. All’epoca, quasi
30 anni fa, non si poteva iniziare danza moderna
prima dei 16 anni perché non c’erano corsi per
bambini e ci voleva comunque una base classica,
tecnica. Dai 16 anni in poi iniziai a studiare
anche danza moderna e, finito il liceo, partii per
Los Angeles. Ero con cinque amiche e ricordo
che rimanemmo scioccate e sconsolate da quanto
la danza fosse avanti anni luce negli Stati Uniti,
rispetto a quanto lo era da noi in Italia. Quella
negli USA fu però una bellissima esperienza
perché incontrai tanta gente, tanti ballerini
professionisti e scuole di danza fantastiche.
Feci l’esperienza a Los Angeles per due estati
consecutive e decisi poi che avrei voluto fare la
ballerina. All’epoca in televisione c’erano i corpi
di ballo: erano i tempi della Cuccarini e della
Parisi, che io adoravo per il suo carisma. Quando
capii che non avrei realizzato il mio sogno, gettai
la spugna ed iniziai ad insegnare a Torino, prima
di passare a Chieri, la mia città, dove conobbi
la mia socia, Benilde, con la quale, ormai quasi
vent’anni fa, abbiamo fondato Artedanza.
Nonostante il mio presente si chiami “insegnare”,
non ho mai smesso di prendere lezioni perché
la danza è in continua evoluzione e non si può
mollare, ma bisogna aggiornarsi continuamente.
Partecipare a stage è importante perché si
possono attingere idee per quanto riguarda
la musica e le coreografie. Io amo il genere di
Steve la Chance, con il quale ho studiato molto,
emozionandomi ad ogni sua lezione. Lui ha
uno stile modern e per le sue coreografie usa
canzoni italiane, perché così, capendo il testo,
ci si può esprimere meglio. Partecipo volentieri
alle lezioni della sua scuola, a Roma, così come
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