Notizie dalla Santa Croce - giugno 2014 Jun. 2014 | Page 31
La vocazione grazie a San Giovanni Paolo II
“TU DOVRESTI
ESSERE QUI”
“S
FLASH
ignore, io non sono niente e invece tu sei tutto,
e mi chiami a fare molto. Allora, con il mio
niente ed il tuo tutto, faremo quel molto”
(Mons. Romero, Así tenía que morir ¡Sacerdote! Porque
así vivió). Giovanni Paolo II è stato lo strumento che
Dio ha usato nella mia vita per farmi fare quel molto. Fu
lui ad indirizzare la mia vita nella strada che il Signore
voleva che io intraprendessi. Tutto ha inizio nel giorno in
cui il Papa morì. Io ero una persona che, se poteva, la
domenica prendeva altri impegni per non andare a
Messa. Ero a Brisbane, Australia, il giorno in cui sembrò
che si fermasse il mondo: tutti i mezzi di comunicazione
avevano in primo piano la morte del Papa. Alcuni giorni
dopo ci fu la Messa delle esequie e, mentre guardavo il
funerale, mi commossi fino alle lacrime nel vedere quel
grande uomo che non si sarebbe più alzato fra noi. Era
come dire addio a un amico che era stato con me fin
dalla nascita, mi aveva visto crescere. Quel giorno,
guardando la bara sentii qualcosa dentro di me, sentii
come se mi chiamasse e dicesse: “Tu dovresti essere qui,
ma non come spettatore piuttosto come celebrante”.
Sorrisi all’idea di diventare sacerdote ma quel pensiero
mi restò nella testa e (grazie a Dio) non mi ha più
lasciato.
Tornai in El Salvador alla fine di quell’anno ma non
entrai subito in seminario. Continuavo a “lottare” contro
la volontà di Dio e solo tre anni dopo la morte del Papa
lo feci.
La mia parrochia ha come patrono Gesù risorto e per
la domenica di Pasqua del 2008 era con noi il Nunzio
apostolico in El Salvador. Dopo la Messa, durante un
incontro con i parrocchiani, qualcuno mi disse:
“Ma guarda, saresti un bel cardinale te!”. Scoppiammo
a ridere, ma subito affiorarono alla mia mente le parole
di Giovanni Paolo. Il giorno dopo, di buon mattino,
ero in parrocchia, dove rimasi a pregare per ore; in
quei tre anni non avevo voltato le spalle al Signore, la
chiamata del Papa era stata una sorta di preparazione
per rispondere. Quello stesso giorno finalmente presi
la decisione, e il primo a saperlo fu il mio parroco. Il
Signore mi aveva preparato a lungo per non avere paura
e poter realmente “spalancare le porte del mio cuore”.
Alle mie parole, il parroco si alzò e per digerire la notizia
andò a prendere la posta. Stranamente, tornò con una
lettera per me, non spedita al mio indirizzo personale
ma in parrocchia, una lettera da Roma arrivata proprio
quel giorno. Mi scriveva un amico sacerdote che
studiava a Roma; all’interno, una cartolina della tomba
di Papa Giovanni Paolo II, e dietro poche righe del mio
amico: “Fernando, non dimenticarti mai cosa diceva il
Papa – Totus tuus”.
Quello per me fu il sigillo della mia vocazione, il
momento decisivo, direi, della Sua chiamata. Dopo un
anno di preparazione vocazionale nella mia diocesi, il
31 gennaio 2009 sono entrato in seminario, e un anno
dopo sono stato scel Ѽ