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banca
cento punto zero
CRONACHE DI UN
CENTENARIO DEL FUTURO
i
l messaggio è arrivato forte e chiaro. Anzi il messaggio
trova la sua conferma in una risposta decisa e inequivo-
cabile. Quando alle 15 di sabato 18 maggio il Presidente
Zampiccoli prende la parola, la Sala Garda del Palacongessi
è gremita da un popolo festante e colorato di giovani. In-
dossano tutti la maglietta celebrativa: sono i ragazzi degli
oratori di tutte le zone pastorali afferenti alla zona di ope-
ratività della Cassa Rurale, che con i loro animatori si sono
radunati a Riva del Garda.
Una presenza che dice e testimonia tante cose: anzitutto la
voglia di esserci, di mettersi a disposizione, di costruire.
Ma da dove parte questa mobilitazione?
Occorre riandare ai primi mesi dell’anno, ai tempi dell’ide-
azione delle celebrazioni per il Centenario: roba forte, che
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ricorre, appunto, solo ogni cento anni. In quei giorni si fa
spazio l’idea che ci si trovi di fronte ad uno snodo simboli-
co che deve essere valorizzato: alle spalle ci sono la solidità
della storia, la strada percorsa, volti e opere che ne hanno
segnato la direzione, scelte e valori che hanno consolidato
il significato di una presenza; davanti c’è una forte respon-
sabilità, il richiamo a una missione che in nessun modo può
essere schiacciata sulla mera funzione bancaria, ma che da
sempre veicola elementi dell’ordine della vitalità, della soli-
darietà, della comunità e del legame.
Si consolida la convinzione che il punto centrale non sia
tanto tematizzare una qualche forma di transizione, l’im-
maginarsi chissà quale passaggio di testimone: ma che la
vitalità di un’istituzione stia nella sua capacità di vivere il
suo tempo, di leggerne le dinamiche ma, soprattutto, di
sostenere con convinzione le risorse positive che si inter-
cettano. Di farsi compagna di viaggio di chi esprime una
tensione alla crescita, all’inclusione, allo sviluppo (non solo
economico). Detto con una parola poco tempo fa ritornata
in auge, ma già frettolosamente accantonata: farsi sussi-
diario, cioè non sostituendosi, non uniformando, evitando
di standardizzare e schiacciare su aspettative precodificate,
ma accompagnare, con fiducia e discrezione, valorizzare ciò
che già c’è ed opera, non importa se perfettibile, questo lo
farà il tempo.
Il progetto centopuntozero nasce qui: dalla semplice costa-
tazione che c’è un popolo di giovani che – con i loro ani-
matori – rende un servizio educativo puntuale, di enorme
portata in tutte le comunità. È il popolo degli oratori, una
compagine sociale che silenziosamente si mobilita lungo
tutto l’anno offrendo occasioni di amicizia, solidarietà,
spiritualità, educazione, supporto a migliaia di giovani (e
famiglie), che in molti casi resterebbero esposti a ben altre