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garantito dagli oratori nelle comunità, e quello di stima e
incoraggiamento da parte di quel mondo degli adulti che sa
riconoscere il valore di una nuova generazione in cammino.
La scena è quindi presa dai ragazzi. Preceduti dalla proiezio-
ne della clip di presentazione del progetto per la loro zona
pastorale, i vari gruppi si avvicendano sul palco per racco-
gliere l’applauso della platea e delle autorità: sono presenti
sindaci e presidenti delle comunità di valle, ma anche tan-
tissimi amici, parenti e gran parte dei dipendenti della cassa
rurale. A ciascun gruppo il Presidente consegna l’assegno
con il contributo per la realizzazione del progetto.
Quando il Vicario generale don Marco Saiani sale sul palco
per un saluto conclusivo, è ormai quasi tempo di invitare il
fiume di giovani a scendere al Palavela per gustare il rinfre-
sco a loro dedicato.
Si è conclusa quindi con grande entusiasmo e soddisfazione
da parte di tutti un’iniziativa particolarmente riuscita.
Riuscita a fare tante cose assieme, molte già accennate, al-
cune che vale la pena sottolineare ancora. Intanto, è riuscita
a rendere concreta e sotto gli occhi di tutti una sfida che
occorre avere il coraggio di sostenere: la sfida generaziona-
le, che è sfida educativa tout court. Invece che associarsi al
coro unico dei massimalisti del declino, del pessimismo e
dell’inaffidabilità dei giovani, l’iniziativa ha dimostrato che
c’è una realtà positiva che avanza, si muove, desidera co-
struire: occorre solo volerla vedere e cominciare a stimarla.
Evitando paternalismi fuori luogo, ma incentivando l’uso
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costruttivo della libertà. Esercitando il ruolo del mondo
adulto con quella discrezione che è una forma particolare
di presenza: disponibilità senza pretesa e senza domanda,
apertura al nuovo che si apre sulla tradizione. E poi è riuscita
a dare un’immagine di istituto di credito che dimostra di
avere ben chiaro che nelle poste dei bilanci non figura il ca-
pitale umano in quanto tale, ma che come agente di svilup-
po chiave del territorio ha la vocazione di patrimonializzare
ciò che di più prezioso lo abita: le persone che lo vogliono
vivere secondo un’idea di protagonismo positivo, di condi-
visione e comunitarismo.
E, se ci si fa ben caso, sembra di sentire un certo don Guetti…