My first Publication Allegato - marzo sfogliabile | Page 2

2 economici , in merito ) non è scuola , non può esserlo perché colpisce la funzione dell ’ istruzione , composta da trasmissione culturale , relazioni sociali , e rapporti personali tra chi insegna e chi impara . Sappiamo anche che la scuola aperta a prescindere è pericolosa , quando vi sia un virus che può diventare mortale . Si tratta di una situazione senza via di uscita ? Certo che no , è invece una situazione che avrebbe avuto bisogno di un ’ unità di intenti delle istituzioni , dei corpi intermedi , dei singoli insegnanti e cittadini . Così non è stato ma senza puntar il dito accusatorio , cerchiamo invece di identificare i vari punti critici che spesso hanno operato per aumentare la confusione e non per diradarla .
Le istituzioni
Il governo centrale e quelli regionali , forti della confusione creata dalla Riforma del Titolo V della Costituzione , hanno agito in maniera scomposta , dando l ’ impressione di procedere più per interessi di prestigio e di attenzione mediatica che per vera cura verso i problemi importantissimi che erano in campo . Questo giornale ha dato ampiamente conto della rovina creata da questa condizione con analisi e
resoconti a cominciare dal numero di maggio 2020 fino a questo con i costituzionalisti Massimo Villone , e Francesco Pallante ( l ’ ultimo suo contributo è in questo numero ), con Rino Di Meglio , Fabrizio Reberschegg , Gianluigi Dotti , Ester Trevisan . In sintesi abbiamo visto : TAR che si sono contraddetti ; presidenti di regione che hanno aperto e chiuso scuole e , giusto dirlo , anche insegnanti e sindacati in rotta di collisione tra di loro . Un vero e proprio delirio , che ha fatto a pezzi il diritto alla salute e quello all ’ istruzione . Il risultato oggi è catastrofico : nello stato italiano unitario ( chè tale è ancora malgrado i desideri smodati di secessione ), i diritti sociali all ’ istruzione sono fortemente differenziati . L ’ ultima -solo in ordine di tempo- trovata vede gli istituti superiori di Campania e Calabria , a imitazione della Puglia di Emiliano ( Pd ), adottare il modello della scuola à la carte , la cosiddetta « Das »: la didattica a scelta . Pur di non prendersi la responsabilità di garantire un rientro in sicurezza a docenti , studenti e genitori queste regioni hanno delegato alle famiglie la scelta di mandare i figli a scuola . Così , esse hanno abdicato alla scuola della Costituzione , confermando l ’ autonomia differenziata nei fatti nel non rispettare le decisioni dei Dpcm del governo . In questa situazione impazzita , ci si sarebbe aspettato che la ministra della Pubblica istruzione si fosse attivata ( in estate ) o si attivasse all ’ inizio di anno scolastico per risolvere alcuni problemi . Invece , abbiamo assistito solo all ’ enunciazione dei medesimi e a petizioni di principio sulla necessità di aprire le scuole . Ai ministri spetta risolvere problemi e proporre soluzioni : difficile considerare nel novero di queste ultime i banchi con le ruote , o banchi per puffi , come qualcuno li ha soprannominati . Gli elenchi e le lamentazioni , pur utili ad attirare consensi superficiali , non hanno ingannato i docenti . Di contro , si è intensificata , per opera sua e / o dei dirigenti scolastici , la strenua attività di sfruttare l ’ emergenza covid per modificare la fisionomia della scuola delle Costituzione , introducendo “ nuove modalità didattiche ” ( lesive della libertà d ’ insegnamento ); nuovi modelli di orario , superando i contratti di lavoro e le rappresentanze dei docenti ( si veda , per tutti , l ’ articolo di Rino Di Meglio nel numero di settembre 2020 , Dopo la crisi , aprire occhi e coscienze ).
Gli insegnanti e i soggetti interessati
Insegnanti , studenti e famiglie , si sono divisi , anche al loro interno , nella reazioni alla situazione scolastica . Abbiamo visto insegnanti difendere a spada tratta la chiusura delle scuole (!), altri occupare le scuole per ottenere la loro riapertura . Due comportamenti -a parere di chi scrive- altrettanto discutibili . Chi , insegnante , chieda la chiusura delle scuole nega , coram populo il suo valore di Istituzione della repubblica , quindi non semplice luogo di lavoro , ma condizione fondamentale della democrazia . Chi , al contrario , sostenga in maniera assolutistica la riapertura delle scuole tralascia la posta in gioco che è la vita delle persone . Ugualmente , vi sono stati studenti che hanno manifestato , con modalità creative , e altri che sono stati a casa , pur potendo ritornare alla scuola in presenza . Una condizione non certo facile da rappresentare , anzi materia che ha permesso ai mezzi di comunicazione di dedicarsi avidamente a trattare gli opposti estremismi nei propri spazi cartacei e nel web .
I sindacati
In maniera ufficiale , hanno sostenuto , senza tentennamenti : 1 ) l ’ esigenza di normare ( e non di respingere ) la Dad ( e poi la DDI ), introdotta a suo tempo in maniera irrituale , con una semplice Nota a firma del Capo Dipartimento e di essere consultati per tutelare i diritti dei docenti ; 2 ) la necessità di tenere le scuole aperte , ma in sicurezza . I Ministeri coinvolti non hanno mai reso pubblici i dati sul contagio nelle scuole : la Gilda li ha ripetutamente richiesti , anche formalmente ai Ministeri della Salute e dell ’ Istruzione , senza avere mai alcun riscontro . Va ricordato a chi lamenta la loro scarsa incidenza , che il ruolo dei sindacati – e di tutti i corpi intermedi sostegno alla democrazia- si muove in un contesto istituzionale modificato . I rapporti , le comunicazione , le decisioni avvengono per tweet o post Facebook , la politica ha adottato questa forma con i cittadini ( o meglio con i clienti ), privilegiando un rapporto diretto che appare più sincero ma è invece più falso e più ingannevole . Facile infatti , lanciare tweet sommari che attribuiscono ai sindacati responsabilità che non attengono al loro ruolo e che non possono avere perché non consultati .
Va puntualizzato che in due occasioni , la Gilda-Fgu si è differenziata dalle altre sigle sindacali , esprimendo due No alla ministra e al Governo : prima contro il Protocollo sicurezza per l ’ apertura delle scuole , poi contro la regolamentazione della DDI ( si veda l ’ articolo nel numero di
gennaio L ’ onere di dire dei NO di Gianluigi
Dotti ).
La scuola italiana nel panorama globale
Per completare il quadro della situazione in questo lungo anno di pandemia è necessario verificare , con dati precisi , come si sia collocata l ’ Italia nel panorama globale rispetto al tema della chiusura delle scuole . Lo facciamo con i dati aggiornati dell ’ UNESCO , letti da Federico Fubini nel Corriere della sera del 1 febbraio 2021 , “ Davvero l ’ Italia ha chiuso le scuole più degli altri , per il Covid ?”
[…] L ’ Italia è uno dei Paesi d ’ Europa nel quale le scuole sono rimaste chiuse per più tempo : dall ’ inizio della pandemia fino al 23 gennaio , per 26 settimane in tutto ( metà delle quali con una chiusura totale ). Qualche altro governo in Europa ha osservato periodi senza insegnamento in presenza anche più lunghi dell ’ Italia : Romania , Repubblica Ceca , Slovacchia , Polonia e Ungheria ; per poche meno che in Italia invece le scuole sono rimaste sbarrate in Slovenia , Bulgaria e Grecia . I Paesi europei più prudenti nel tenere a casa studenti e scolari hanno quasi tutti una caratteristica comune : un basso livello di spesa sanitaria per abitante , secondo i dati della Banca mondiale . In nessuno di quei Paesi d ’ Europa centrale e orientale e dei Balcani il budget annuo in cure della cittadinanza arriva a duemila dollari l ’ anno , anzi quasi sempre è molto al di sotto . Insomma quelli che hanno interrotto più a lungo l ’ istruzione in presenza sono governi « insicuri », convinti di non avere i mezzi di gestire negli ospedali un ’ ondata di Covid troppo violenta . Così la povertà di risorse nel settore sanitario in Europa centro-orientale e nei Balcani ha indotto le autorità a privare studenti e scolari di ancora più tempo fra i banchi , causando a sua volta costi futuri maggiori a causa dell ’ educazione in più perduta da un ’ intera generazione . […] L ’ Italia , quanto a giorni di chiusura delle scuole , fa parte di questo stesso gruppo di Paesi insicuri . Eppure il suo bilancio della sanità è completamente diverso , spesso triplo o quadruplo ( per abitante ) rispetto a quello degli altri Paesi dove la scuola è rimasta sbarrata più a lungo . Secondo la Banca mondiale , la spesa sanitaria in Italia è stata di quasi tremila dollari per abitante : più simile ( anche se spesso inferiore ) a quella dei Paesi d ’ Europa occidentale dove la scuola è rimasta aperta più a lungo .
Non è un caso se i Paesi dove la scuola è rimasta aperta di più sono caratterizzati da un ’ alta ( o altissima ) spesa sanitaria per abitante : Francia ( 4.690 dollari nel 2018 ), Finlandia , Principato di Monaco , Norvegia , Svizzera ( quasi 10 mila dol-