Una propensione generalizzata
dell’uomo
In Italia l’Associazione italiana lotta allo stigma
(Ailas, 2006) ha introdotto un ulteriore elemento di
riflessione, chiarendo come la tendenza a stigmatiz-
zare sia una propensione generalizzata dell’uomo,
che origina da ciò che Rahman Haghighat chiama
self-interest, ossia interesse personale.
Si tratta di una strategia adattiva di ogni indivi-
duo, il quale cerca di ottenere «un vantaggio evolu-
tivo riducendo l’angoscia legata alla percezione di
una minaccia e rafforzando, al tempo stesso, il suo
potere» (ibidem, p. 29).
Vi è quindi un richiamo a una sorta di archetipo
del nemico, a un fenomeno universale per cui vi è la
tendenza a vivere l’estraneo come nemico e minac-
cioso, in cui il «noi» viene contrapposto agli «altri».
Ulteriori elementi
dalla letteratura
Per chiarire ulteriormente il concetto di stigma,
è opportuno ricordare ulteriori elementi che emer-
gono dalla letteratura:
• il grado dello stigma: l’etichetta assegnata alle dif-
ferenze umane può essere più o meno rilevante. Ciò
significa che alcuni gruppi e alcune persone vengo-
no stigmatizzati più di altri (Link & Phelan, 2001);
• la persistenza dello stigma: la persistenza dello stig-
ma sociale non significa che ogni individuo speri-
menti lo stesso percorso e subisca le stesse conse-
guenze negative. Differenze soggettive correlate a
risorse personali, sociali, culturali ed economiche
modificano le condizioni di vita delle persone, e
concorrono a produrre esiti diversi nelle storie per-
sonali (Link & Phelan, 2001);
• la presenza, oltre che di uno stigma esterno (discri-
minazione), di uno stigma interno: l’auto-stigma si
riferisce ai sentimenti di vergogna percepiti dalla
persona e alla previsione di atteggiamenti discri-
minatori nei propri confronti. L’auto-stigma può
rendere estremamente difficile verbalizzare le pro-
prie esperienze ed esprimere una richiesta di aiuto
(Ailas, 2006).
A livello scientifico la
dipendenza è ormai
considerata nel
novero delle patologie,
eppure persiste nel
senso comune una
sua rappresentazione
come vizio o devianza,
che comporta stigma
e disapprovazione.
Lo stigma riferito
a chi usa sostanze
Come emerso dalle narrazioni
degli operatori, persiste nell’im-
maginario collettivo quello che
Emanuele Bignamini definisce
«un retaggio ideologico e giudi-
cante, ancora oggi non superato,
che affligge il pensiero sulle di-
pendenze: pregiudizi, convinzio-
ni, tensioni emotive possono, a un
livello non consapevole o quan-
to meno non gestito, interferire
con l’obiettiva considerazione del
tema» (2014, p. 31).
La dipendenza
come vizio o devianza
Ci si potrebbe aspettare che
questo retaggio sia in via di spa-
rizione. In fondo, a livello scienti-
fico la dipendenza è ormai consi-
derata nel novero delle patologie
(«una malattia prevenibile, cura-
bile e guaribile che spesso ha un
andamento cronico e recidivan-
te», afferma il Dipartimento per
le politiche antidroga, 2011, p. 15).
Molti scienziati e clinici ne sot-