racconta che, a Londra come a Torino, salendo su un mezzo pubblico in centro e dirigendoci verso la periferia, a ogni fermata la popolazione che lì risiede ha una aspettativa di vita inferiore a quella residente nella fermata precedente. Perché a seconda dei quartieri sono insediate popolazioni con competenze economiche, sociali e culturali differenti. La mia domanda è: ma perché a Torino gli abitanti di corso Toscana, capolinea del 3, non pongono il problema che la loro aspettativa di vita è inferiore a quella degli abitanti di piazza Hermada e non esigono che la città costruisca condizioni che cambino lo stato di queste diseguaglianze? Credo che questo esempio sia di una materialità così evidente che tutti lo capiscano.
Ma ne faccio un altro, prendendolo dal saggio di Maurizio Franzini e Mario Pianta intitolato Diseguaglianze( Laterza, 2016). In Italia, pur conseguendo lo stesso titolo di studio, le possibilità di occupazione sono maggiori per chi proviene da famiglie agiate che per chi, pur con esiti brillanti nel percorso formativo, proviene da famiglie deboli. Perché? Perché
A Londra come a Torino, salendo su un tram in centro e dirigendoci verso la periferia, a ogni fermata la popolazione che lì risiede ha una aspettativa di vita inferiore. il famoso incontro domanda-offerta non passa attraverso le agenzie formali, come i centri per l’ impiego, ma attraverso le reti familiari. Lo stesso accadeva nella mia epoca, però io sono di una generazione che sull’ ascensore sociale ha potuto scommettere. E allora la domanda è: ma perché la consapevolezza del mondo studentesco non si focalizza su questa drammatica diseguaglianza? Perché non c’ è una mobilitazione collettiva?
Terzo esempio: la tassazione dell’ eredità. Tra i paesi occidentali, siamo quello con le imposte di successione più basse e le esenzioni più generose. Cioè su una cosa di cui non abbiamo merito – il patrimonio della generazione precedente – noi paghiamo meno tasse di Francia e Germania. Tant’ è che non è difficile prevedere che
disuguaglianze
l’ eredità avrà un ruolo decisivo nel rendere la nostra società ancora più diseguale. Anche questo mi sembra un elemento di una grande evidenza. Eppure silenzio.
Allora la questione è: sui tre esempi che vi ho detto, perché non si riesce a costruire mobilitazione? Forse perché c’ è un racconto che non viene fatto. Allora qui il ruolo degli operatori sociali è fondamentale. Perché il ruolo degli operatori sociali non è solo lavorare sul campo, ma anche costruire un racconto che stigmatizzi gli effetti delle disuguaglianze.
Felice Addario
Ascoltando il racconto del tram che attraversa la città, mi è venuto in mente che ci sono diseguaglianze dentro la geografia delle città, ma anche del Paese. Io sono pugliese, vengo da zone dove il tasso di disoccupazione è al 33 per cento e chissà come mai, girando per Milano, per Torino, si trova tanta gente che viene dal meridione.
Mi collego però a quello che diceva Eleonora. Sono d’ accordo che è impor-
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