Con l’ avvento di Stalin al potere, l’ emarginazione degli artisti d’ avanguardia divenne condanna senza appello. A partire dal 1934, fu imposto a tutti i pittori e gli scrittori di attenersi a un unico canone, molto legato alla tradizione e denominato « realismo socialista ».
Nell’ agosto 1934 il realismo socialista venne formulato in modo definitivo in un discorso tenuto da Andrej Zdanov al Congresso generale degli scrittori sovietici. Zdanov, un funzionario il cui nome fu implicato in tutte le grandi epurazioni di personaggi della cultura sovietica negli anni Trenta e Quaranta, lo impose come una conseguenza delle sagge indicazioni di Stalin: « Il compagno Stalin ha definito i nostri scrittori ingegneri dell’ animo umano. Cosa vuol dire? Che obblighi implica? Prima di tutto vuol dire che dovete conoscere la vita per poterla rappresentare fedelmente nella produzione artistica, per rappresentarla non accademicamente, come una cosa morta, non semplicemente come un fatto oggettivo, ma interpretando la realizzazione nel suo sviluppo rivoluzionario. La fedeltà e la concretezza storica della rappresentazione artistica devono conciliarsi nel contempo col compito di plasmare ideologicamente e istruire il popolo a operare nello spirito
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