Il PC.7 durante le prove
di galleggiamento.
aerea dall’acqua. A questo
punto, previo disinserimento
di una frizione ed inserimento
di un’altra, doveva venir messa
in rotazione l’elica aerea ed il
velivolo poteva decollare.
Ci furono dei problemi con la
frizione montata sulla linea
d’asse dell’elica marina proveniente dall’unico motore,
un Isotta Fraschini da 850 hp.
S’inondava d’olio ed il P.C.7
ricadeva in acqua. E’ chiaro
che l’assenza dei galleggianti
e la sua finezza aerodinamica
ne facevano, almeno in linea
teorica, un idrocorsa vincente.
Dal Molin, il pilota designato,
lo provò in acqua varie volte,
confermando la validità delle
alette idrodinamiche. Ma la
messa a punto fu così lunga che
nel 1931 non era ancora riuscito a decollare. Le Autorità perdettero l’interesse nel progetto
e si concentrarono invece sul
Macchi Castoldi M.C.72 che
poi sarà primatista di velocità.
Il trittico del PC.7 dalla “Rivista Aeronautica” (1932).
Qui sotto, una sezione che illustra il sistema di comando
delle frizioni per l’elica aerea e quella marina.
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