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GUARDANDO IL MONDO di PAOLO PANINI

NIKON D7200 – 400mm f8 1/640 sec. iso 640

E’ maggio, un mese da fuori stagione per la montagna, ma sono i periodi in cui la mia voglia di passeggiate fotografiche nella natura trova un alleato nella diminuzione di persone sui sentieri. E’ venerdì sera e so già dove dirigermi la mattina successiva: una escursione solitaria sulle Prealpi, sui pascoli dove i camosci escono a mangiare. So già che non è il periodo migliore per fotografarli, poiché il loro mantello è in muta e non sono certo nel loro massimo splendore, ma guardo il meteo e vedo che è perfetto per me: nuvoloso e variabile senza pioggia, non certo il sole pieno che invoglia ad andare in alta quota.

Il mattino dopo sveglia alle 4:00 e il buio mi accompagna nel mio viaggio in auto dall’Emilia verso la Lessinia veronese. Arrivo che il sole sta quasi per sorgere. Una passeggiata di circa un’ ora, con una leggera pioggerella che mi accompagna a tratti, e sono infine sui pascoli alti. Solo e con luce favorevole. Tutt'intorno a me alcuni branchi di camosci, usciti dal bosco. E’ valsa la pena di fare questa levataccia. Sono solo e mi tollerano. Mi apposto tranquillo per fotografarli. Alcuni esemplari solitari si avvicinano per studiarmi un po’. Dopo aver brucato sul prato per qualche decina di minuti, qualche soggetto inizia la corsa per rientrare nel bosco, regalandomi sequenze di salti sull’erba. Mi sento quasi un pastore di camosci e, acquattato su una roccia, tutt’uno con il paesaggio e i suoi abitanti.

A volte esce il sole , a volte il cielo coperto mi concede la luce che prediligo. Mentre si incrociano gli sguardi, scatto le mie foto.

E’ passata quasi un’ora e si vede arrivare in lontananza il primo gruppo di escursionisti sul sentiero. C’ è un cane con loro, la festa è finita. Correndo, i camosci si rifugiano nel bosco ripido.

Un saluto ai nuovi arrivati ed è tempo di fotografare le due specie di genziane che crescono in maggio in quota. Vedo le nuvole basse sfiorare gli alberi del bosco. Sono sereno e felice di aver vissuto quell’ora sui pascoli solo con i “miei” camosci.

Una delle tante foto scattate quel giorno, un esemplare che si è fermato a contemplare, dall’alto del precipizio, il suo bosco, con un occhio anche al fotografo. Una sosta prolungata, quasi a mostrarmelo perché mi resti impresso. Guardando il mondo, il suo mondo. Anche questo è infinito.

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