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¶ LIGHT ART
Keith Sonnier
Opere in cui
la luce si fa oggetto
del pensiero
sulle modalità
del fare arte
di Jacqueline Ceresoli
altre importanti mostre alla galleria
di Leo Castelli, suo mecenate.
Sonnier lavora in serie e incentra la sua ricerca
sul polimaterismo sin dagli esordi, introducendo
materiali organici e industriali, come feltro,
lattice, raso, specchi, schiuma, gommapiuma,
oggetti trovati, radiotrasmettitori, telefoni, video,
film e altri strumenti tecnologici. L’obiettivo
dell’artista americano è di mettere in
discussione i limiti della scultura tradizionale
per indagare il rapporto tra arte, scienza, spazio,
luce e sensazioni, e l’introduzione del neon
ha contribuito con altri media a valorizzare
ambienti dal ricercato effetto teatrale, in bilico
tra ragione e sentimento. Sonnier, abile
“cosmologo” dell’effimero, è l’inconfondibile
autore di forme fluttuanti realizzate con tubi
fluorescenti colorati; coglie il dinamismo insito
in natura attraverso linee fluide e sinuose come
la Struttura al neon di Lucio Fontana del 1951.
Di Lit Circle Red with Etched Glass (Lit Circle
Series, 1968), scultura esposta a terra appoggiata
al muro nella galleria milanese, la protagonista
è l’energia che genera sensazioni, inglobata
nel trasformatore e cavo elettrico e attraverso
il neon rosa dell’opera di vetro. Questa scultura
photo
N
el 1930 il neon incomincia a interessare
gli artisti; Moholy-Nagy, protagonista
del Bauhaus, è tra i primi a intuire
le potenzialità espressive della luce e, affascinato
dall’illuminazione notturna delle grandi città,
l’ha sperimentata in strutture sinestetiche.
Da allora il tubo fluorescente, prima bianco poi
a colori con Dan Flavin, Maurizio Nannucci
e Bruce Nauman, tanto per citarne alcuni,
è materia dell’effimero, dell’arte di ieri e di oggi.
La Galleria Fumagalli di Milano, dopo
l’indimenticabile mostra personale dedicata
a Maurizio Nannucci, in cui il colore è scritto
e illuminato, continua l’incursione intorno alle
possibilità poliedriche della luce, in particolare
del neon, il cui nome deriva dalla parola greca
“neos” (nuovo), quale catalizzatore di
sensazioni, riflessioni e visioni sempre nuove
e in relazione allo spazio.
“Light Works, 1968 To 2017” è il titolo della prima
importante mostra personale di Keith Sonnier
(1941) in Italia, dove l’artista è ancora poco
conosciuto. L’autore della serie Neon Wrapping
Incandescent, lavori innovativi del 1970,
ha animato con sculture curvilinee e fluide,
arabeschi fluorescenti colorati e altre strutture
sensoriali gli ambienti algidi della galleria,
trasformata per l’occasione in un atelier
emozionale con stimolatori psichici e visivi.
Questa mostra ha documentato le evoluzioni
sperimentali di ricerca di Sonnier, post
minimalista, attivo nell’ambito della Arte
Processuale, interessato alla ricerca Anti- Form
indagata da Robert Morris, riconoscibile per
le strutture “fluide”, non rigide, in antitesi
alle forme geometriche del Minimalismo.
Sonnier, raffinato maestro della percezione,
debutta nel 1968 nella collettiva ideata da Robert
Morris, ex esponente del movimento minimalista
americano, “9 at Leo Castelli” a New York,
accanto a Joseph Beuys, William Bollinger,
Eva Hesse, Bruce Nauman, Richard Serra,
Gilberto Zorio e Giovanni Anselmo. Nello stesso
anno espone alla John Gibson Gallery
nell’ambito della mostra “Anti-Form”, l’anno
successivo al Whitney Museum nell’ambito
di “Anti-illusion: procedures/materials” e,
nel 1970, a “Information” al MoMA. Seguiranno
Lit Circle Red with Etched Glass, 1968
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