LUCE estratti LUCE 326_Ceresoli_Keith Sonnier | Page 4

¶ LIGHT ART Keith Sonnier Opere in cui la luce si fa oggetto del pensiero sulle modalità del fare arte di Jacqueline Ceresoli altre importanti mostre alla galleria di Leo Castelli, suo mecenate. Sonnier lavora in serie e incentra la sua ricerca sul polimaterismo sin dagli esordi, introducendo materiali organici e industriali, come feltro, lattice, raso, specchi, schiuma, gommapiuma, oggetti trovati, radiotrasmettitori, telefoni, video, film e altri strumenti tecnologici. L’obiettivo dell’artista americano è di mettere in discussione i limiti della scultura tradizionale per indagare il rapporto tra arte, scienza, spazio, luce e sensazioni, e l’introduzione del neon ha contribuito con altri media a valorizzare ambienti dal ricercato effetto teatrale, in bilico tra ragione e sentimento. Sonnier, abile “cosmologo” dell’effimero, è l’inconfondibile autore di forme fluttuanti realizzate con tubi fluorescenti colorati; coglie il dinamismo insito in natura attraverso linee fluide e sinuose come la Struttura al neon di Lucio Fontana del 1951. Di Lit Circle Red with Etched Glass (Lit Circle Series, 1968), scultura esposta a terra appoggiata al muro nella galleria milanese, la protagonista è l’energia che genera sensazioni, inglobata nel trasformatore e cavo elettrico e attraverso il neon rosa dell’opera di vetro. Questa scultura photo N el 1930 il neon incomincia a interessare gli artisti; Moholy-Nagy, protagonista del Bauhaus, è tra i primi a intuire le potenzialità espressive della luce e, affascinato dall’illuminazione notturna delle grandi città, l’ha sperimentata in strutture sinestetiche. Da allora il tubo fluorescente, prima bianco poi a colori con Dan Flavin, Maurizio Nannucci e Bruce Nauman, tanto per citarne alcuni, è materia dell’effimero, dell’arte di ieri e di oggi. La Galleria Fumagalli di Milano, dopo l’indimenticabile mostra personale dedicata a Maurizio Nannucci, in cui il colore è scritto e illuminato, continua l’incursione intorno alle possibilità poliedriche della luce, in particolare del neon, il cui nome deriva dalla parola greca “neos” (nuovo), quale catalizzatore di sensazioni, riflessioni e visioni sempre nuove e in relazione allo spazio. “Light Works, 1968 To 2017” è il titolo della prima importante mostra personale di Keith Sonnier (1941) in Italia, dove l’artista è ancora poco conosciuto. L’autore della serie Neon Wrapping Incandescent, lavori innovativi del 1970, ha animato con sculture curvilinee e fluide, arabeschi fluorescenti colorati e altre strutture sensoriali gli ambienti algidi della galleria, trasformata per l’occasione in un atelier emozionale con stimolatori psichici e visivi. Questa mostra ha documentato le evoluzioni sperimentali di ricerca di Sonnier, post minimalista, attivo nell’ambito della Arte Processuale, interessato alla ricerca Anti- Form indagata da Robert Morris, riconoscibile per le strutture “fluide”, non rigide, in antitesi alle forme geometriche del Minimalismo. Sonnier, raffinato maestro della percezione, debutta nel 1968 nella collettiva ideata da Robert Morris, ex esponente del movimento minimalista americano, “9 at Leo Castelli” a New York, accanto a Joseph Beuys, William Bollinger, Eva Hesse, Bruce Nauman, Richard Serra, Gilberto Zorio e Giovanni Anselmo. Nello stesso anno espone alla John Gibson Gallery nell’ambito della mostra “Anti-Form”, l’anno successivo al Whitney Museum nell’ambito di “Anti-illusion: procedures/materials” e, nel 1970, a “Information” al MoMA. Seguiranno Lit Circle Red with Etched Glass, 1968 LIGHT ART / LUCE 326 91