LUCE estratti LUCE 326_Calafiore_Alessandro Carletti | Page 6

Quali emozioni e stati d’animo provi a trasmettere in teatro attraverso l’illuminazione? In uno spettacolo, un attore al centro della scena lentamente iniziava ad urlare, una luce lentamente seguiva il suo urlo, io urlavo con quella luce. Potrei dirti cosa non racconta più che quello che racconta. Sono talmente tanti gli stati emotivi che ho incontrato in palcoscenico, attraverso cantanti attori e artisti in genere, che ho difficoltà a risponderti. Amo la luce e il teatro perché sono strumenti emotivi, e io vivo di emozioni. deve essere vissuto come luogo di esperienza, quindi di apprendimento, in tutte le sue sfaccettature. Il primo spettacolo che ho firmato è stato a 15 anni. Non conosco altri luoghi dove lavorare. Pazienza, dedizione, costanza, determinazione e ascolto. Questo è il mio background. E la luce è il mio strumento. 2 Lavori frequentemente fuori dall’Italia. Quali sono le differenze tecniche e operative che riscontri all’estero rispetto al nostro paese? Partiamo dal presupposto che puoi trovare in ogni teatro delle peculiarità che lo contraddistinguono. Il super-teatro sarebbe un mix di tutti i teatri del mondo. Quello che osservo all’estero è che nel tempo c’è stata la volontà di investire nella macchina teatrale: movimentazioni, tiri, capacità di cambiare scena per contesti di repertorio e non. In Italia abbiamo le migliori risorse umane in assoluto che a mio avviso dovrebbero essere supportate da tecnologie più moderne. Collabori con Damiano Michieletto, regista che ha fortemente rivoluzionato l’approccio registico e visivo della messa in scena, anche attraverso allestimenti in cui la luce ha assunto una forte connotazione contemporanea (intendo in linea con l’arte contemporanea, la light art, l’installazione site specific). Cosa pensi in merito a questo aspetto? Per Damiano Michieletto, nulla deve essere un gesto estetico ma tutto deve avere una funzione drammaturgica, con la volontà di raccontare una storia. Penso che la luce abbia un linguaggio che è da esplorare nella sua totalità. Quella che definisci “connotazione contemporanea” in realtà è un percorso di ricerca, non tanto una scelta stilistica; è la volontà di essere connessi, seguire le scelte di Damiano e di Paolo Fantin, offrendo un punto di vista che sia un collante tra drammaturgia, scena, costumi e musica. Qual è la prima immagine, luogo o atmosfera che associ alla parola luce? Un bambino che cerca luce in un teatro buio. 1 | Rigoletto, Teatro Massimo, Palermo, 2018 2-3 | Aquagranda, Teatro La Fenice, Venezia, 2016 3 Giving light to the darkness of the theatre Conversation with Alessandro Carletti W hat inputs did you receive from John Turturro for the lighting design of the opera Rigoletto, in October at the Teatro Massimo in Palermo? I remember what John Turturro said to me the first time we met, “less is more”. This gives you an idea of his requirements. We immediately agreed. High contrast, strong colours, and a “luminous darkness” to focus on the action yet keeping it sombre, to describe from the very beginning a father’s anxiety for his daughter. He allowed me freedom of expression. What I believe in for my work is the importance of creating empathy with the director. To be able to both look at the performance with the same eyes. And what, instead, were the inputs you received from the spaces and atmospheres of the scenography by Francesco Frigeri? Francesco Frigeri and I collaborated from the very start. When we met for the first time he showed me his sketches and the direction we would follow was immediately quite clear and completely in line with John Turturro’s indications. We confronted and consulted each other often, with regard to the colours and the materials to be used on stage. Together we reviewed all the “grammars” before starting the staging, from the use of the two tulle drop curtains to the backdrop. MAGIC LANTERN / LUCE 326 97