LUCE estratti LUCE 325 _Calatroni_Pietro Palladino | Page 5
Pintus
Vista della navata centrale del Duomo di Milano in occasione dell’inaugurazione del 1 maggio 2015. L’obiettivo di base è quello di dare una lettura dell’intera
costruzione, illuminando la superfice marmorea in maniera uniforme pur mantenendo un buon contrasto chiaroscuro nella parte dello statuario.
Per questo evento la zona dell’altare è stata volutamente mantenuta in penombra / View of the central nave of the Duomo (Milan Cathedral) on the
occasion of the inauguration of May 1, 2015. The basic goal was to grant the reading of the whole building, lighting the marble surface in a uniform way, and
still maintaining a good balance between light and shadows on the upper statuary. For this event the Altar area was deliberately kept in dim light
le aspettative perché è venuta a mancare
la sostenibilità.
Il Duomo di Milano e la Chiesa di Sesto
San Giovanni di Cino Zucchi. Stessa funzione,
con architetture diametralmente opposte.
Quale approccio ha impiegato per
progettarne la luce?
Le chiese sono sempre caratterizzate da
una funzione duplice. Sono luoghi di culto
e monumenti allo stesso tempo. Tralasciando
il contenitore, alcune di esse potrebbero
anche essere considerate dei veri e propri
musei. La progettazione dell’illuminazione
viene coniugata privilegiando a volte l’una,
a volte l’altra funzione. Nel caso del Duomo
di Milano, si tratta dell’unica cattedrale
gotica “vivente”: la cava di Candoglia
fornisce ancora il marmo per costruire pezzi
che all’occorrenza sostituiscono quelli
originali, perché strutturalmente danneggiati.
L’obiettivo principale era mostrare la
complessità costruttiva e le caratteristiche
di un’architettura maestosa e ancora viva
a circa cinque milioni di visitatori che ogni
anno arrivano da tutte le parti del mondo
per ammirare un’opera unica. Utilizzando
tecnologie avanzate è anche possibile gestire
l’illuminazione per funzioni religiose ed
eventi particolari: accendere, spegnere
o regolare i circa 900 proiettori installati,
semplicemente sfiorando delle icone
su un tablet.
Al Museo Poldi Pezzoli vi siete dovuti
confrontare con materiali, supporti e opere
tra le più diverse: dai metalli preziosi
ai dipinti, alle ceramiche. Ci vuole raccontare
questo progetto?
Uno dei progetti più completi e sofisticati
mai affrontati. Il Poldi Pezzoli è una casa
museo, un luogo dove coesistono molte
diverse situazioni espositive. Condizioni
di contorno diverse, sala per sala, e oggetti
in esposizione di ogni tipologia. Siamo
partiti dall’idea di studiare un sistema
meccanico in grado di fornire la necessaria
flessibilità. Per ragioni legate al contenimento
dei pesi abbiamo optato per l’uso di
materiali compositi. Gli apparecchi sono
stati progettati per emettere un flusso
radiante con spettro variabile, utilizzando
un sistema mix custom a quattro canali.
Le soluzioni e le tecnologie adottate
per l’illuminazione del Poldi Pezzoli hanno
consentito di realizzare un sistema che
può essere considerato una pietra miliare
nell’illuminazione museale a Led.
A Milano, per il Memoriale della Shoah
ha usato una luce “dura”, come la storia
del luogo. Cosa l’ha guidata nelle scelte?
In alcune zone del Museo la luce
è angosciante, distaccata, tagliente,
insufficiente, fastidiosa. È l’emulazione
della luce fioca delle lampade a filamento
avvitate nei riflettori di porcellana sospesi
ai soffitti e della luce penetrante delle torce
portatili, indirizzate verso le persone
che salivano sui vagoni diretti verso i campi
di concentramento.
I cosiddetti “non luoghi”, teorizzati da
Marc Augé, come le stazioni e gli aeroporti,
come possono trasformarsi con la luce?
La luce è materiale di creazione, il più eterno
e universale. Progettare la luce significa
stabilire un rapporto tra uomo e ambiente
attraverso la definizione di scene fatte
di luci e ombre. Comunicare stati d’animo,
sensazioni, emozioni: per rendere possibile
tutto ciò il progettista deve modellare
un agente fisico e lo fa usando un linguaggio
riconducibile al suo pensiero e alla sua
cultura. Esistono sfere esplorative che
inducono un progettista a considerare
la luce come materiale di costruzione:
è l’approccio giusto per caratterizzare
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