LUCE estratti Luce 323_Peterson_Roger Narboni | Page 5
P Ponte Rion-Antirion, Grecia / Rio-Antirrion
bridge, Greece
p Antico ponte a Terrasson la Villedieu, Francia /
Old bridge in Terrasson la Villedieu, France
s 2053. Il futuro dell'illuminazione urbana,
Bolle luminose personali / 2053. The future
of urban lighting, Personal halos
del Light Urbanism e la metodologia del Lighting
Master Plan, che ho inventato nel 1987, sono oggi
strumenti noti e utili a molte città nel mondo.
I vostri progetti spaziano dallo Urban Design
al Product Design. Quale dei due è più
interessante o difficile da affrontare?
Ho una maggiore libertà nella progettazione
a livello urbano rispetto a quella del singolo
prodotto. Nella progettazione urbana si deve
adattare il proprio progetto di lighting a quello
generale, in modo da renderne possibile il
futuro funzionamento notturno. Ma di fatto si è
da soli a decidere sul progetto di illuminazione.
Quindi si può essere molto creativi e, una volta
conclusi i lavori di realizzazione, si può
fortunatamente vedere la reazione degli utenti
finali. Il design di un prodotto deve tener conto
delle problematiche di marketing, dei costi,
dei tempi di rientro dell’investimento, delle
possibilità industriali e del fatto che deve essere
veramente innovativo se messo a confronto
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LUCE 323 / LIGHTING DESIGNERS
“Un’illuminazione dinamica basata su un
approccio cronobiologico”: questa è la vostra
Roger Narboni è noto per il suo uso della luce
colorata, specialmente di quella rossa e blu,
come nell’Eco-District Clichy Batignolles o nel
Memorial Acte a Guadalupa. Questi colori hanno
un particolare significato per lei?
Ho iniziato la mia carriera come artista, facendo
pittura a olio per dodici anni (incluso un anno
di restauro di dipinti antichi). Poi ho iniziato
a realizzare sculture monumentali e installazioni
con vetri industriali e luci. Nel 1987 sono
diventato lighting designer a tempo pieno,
dedicandomi alla dimensione urbana e
architettonica. L’uso del colore mi è quindi
sempre venuto naturale e piacevole, ed è una
tecnica che ho appreso e approfondito fin
dagli inizi. Non ricerco un significato particolare
quando uso il colore. Cerco di trovare e abbinare
i colori che più amo e che penso essere i più
adatti al progetto in corso. Do molta importanza
anche al modo in cui gli occhi percepiscono
i colori nell’ambiente urbano notturno.
In alcune occasioni particolari, come ad
esempio alcuni progetti in Cina, abbiamo usato
colori specifici (come il verde giada, il blu-verde
e l’oro) con fine simbolico.
con i prodotti già presenti sul mercato. In un
certo senso, fai una scommessa e cerchi di
essere molto convincente. In questo caso, non
sei tu la persona che prenderà la decisione
finale di produrre e lanciare sul mercato
il prodotto. E non conosci neanche chi ne sarà
utente finale. Quello che amo di più nei progetti
di product design è immaginare le possibili
strategie future, pensare ai prodotti luminosi
del futuro in funzione dell’evoluzione notturna
delle città. C’è una vera e propria mancanza
di approcci futuristici in tutte le aziende di
prodotti illuminotecnici. I marketing manager
sono fissi sui loro business plan triennali e non
hanno mai il tempo di pensare a cosa potrebbe
accadere nei prossimi 10 o 20 anni. Dobbiamo
affrontare questi bisogni futuri se vogliamo
essere o restare innovativi.
Roger Narboni
filosofia di progetto. Può spiegarcela più
nel dettaglio?
Non si tratta veramente di una filosofia.
È un approccio che abbiamo iniziato a usare
in alcuni progetti urbani specifici in cui mancava
luce naturale anche in orario diurno, in modo
da essere più in linea con i ritmi circadiani
delle persone e come queste percepiscono
l’illuminazione urbana. È qualcosa che abbiamo
sviluppato per la prima volta per l’illuminazione
stradale della via Robert de Flers, a Parigi.
In futuro mi piacerebbe sviluppare
ulteriormente questo approccio: l’illuminazione
urbana potrebbe allora offrire ai cittadini
momenti di benessere, soluzioni che riducono
lo stress o anche occasioni di dark therapy.
È impressionante come una strada anonima
come la Robert de Flers sia cambiata dopo
il vostro intervento. Ce ne può parlare?
Situata sotto il quartiere parigino del Front
de Seine, si tratta di una strada coperta molto
atipica che porta al recentemente rinnovato
centro commerciale Beaugrenelle. Parte
di questa via è stata ri-illuminata nel 2013,
in occasione della ristrutturazione del quartiere.
L’obiettivo era dare un’immagine diurna e
notturna di vera e propria “strada interna”,
illuminando l’intero spazio con una di singola
tonalità calda di bianco e con buon indice
di resa cromatica. I marciapiedi sono illuminati
da speciali lanterne dotate di maschere traforate,
installate proprio di fronte agli ingressi degli
edifici. Inoltre, un’illuminazione dinamica
colorata, studiata con approccio cronobiologico, è
dedicata alla struttura di cemento della copertura
e restituisce a questo ambiente sotterraneo una
dimensione molto più vivibile. Durante il giorno,
la luce cambia in intensità e in colore in modo
continuo e impercettibile, adattandosi ai bisogni
umani. La mattina la strada è illuminata di blu
per le sue proprietà stimolanti in fase di risveglio,
mentre durante il giorno e la sera si illumina
di una luce bianca calda, creando un’atmosfera
morbida e rilassante.
Come cambia il modo di relazionarsi alla luce
nei diversi paesi? Immagino ci sia una
differenza tra Cina e Francia, è così?
Ci sono alcune differenze, ma il bisogno
di soddisfare le aspettative degli utenti notturni
è pressappoco la stessa ovunque. Qualche volta
in Cina gli utenti si aspettano un ambiente
notturno più brillante e colorato, ma a fronte
della necessità di combattere i cambiamenti
climatici le politiche cinesi si stanno evolvendo,
facendo molta più attenzione all’oscurità,
all’ecologia e alla salvaguardia della biodiversità
notturna in ambito urbano. Anche il concetto
di dark infrastructure che abbiamo lanciato
nel 2011 con la città di Rennes in Francia mentre
si studiava il piano della luce della città sta