LUCE estratti LUCE 322_Calatroni_Cino Zucchi | Page 4
Parco pubblico / Public park, San Donà di Piave (VE)
2004-2007
Lavazza Headquarters, Torino
2010-2017
¶ INCONTRI
Cino Zucchi:
di Andrea Calatroni
A
bbiamo incontrato Cino Zucchi, architetto
collezionista di strani oggetti.
Si è parlato di progetto, architettura
e luce. Il racconto della sua visione di
architettura, mediata tra Boullée e Ponti,
passando per il Loden, è sinuoso ma efficace
Per Cino Zucchi la luce è …
L’architettura è pesante, è un’arte puramente
visiva e la luce la fa risuonare. È una continua
contesa tra luce e materia, una amplifica l’altra.
Se pensiamo alle modanature dell’arte classica
sono come amplificatori di luce. Io vedo
l’architettura come una grande meridiana,
penso al ciclo di Monet sul portale della
Cattedrale di Rouen che ci rivela una grande cosa:
l’architettura sta ferma e quello che l’illumina e
le dà colore è il sole. A mio parere non abbiamo
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LUCE 322 / INCONTRI
bisogno di Times Square con le sue grandi
facciate illuminate. Etienne-Louis Boullée
diceva “l’architetto mette in opera la natura”
(in Architettura. Saggio sull’arte), e come lui io
ho sempre cercato di dar corpo a questa dualità.
Per far vedere la luce serve l’architettura, la luce
è un materiale invisibile, si vede solo quando
incide su una superficie.
Lavazza HQ e Salewa HQ: due progetti in cui
lamelle e superfici traforate sono gli elementi
ordinatori e di controllo della luce naturale.
Ce li vuole raccontare?
La luce è sicuramente uno dei grandi materiali
dell’architettura. Mi piace molto l’idea di
un’architettura che freni, moduli e filtri la luce
e il calore; se l’ambiente fosse quell’insieme
bucolico e buono che ci raccontano i libri su
Madre Natura non ci sarebbe bisogno di
architettura. La parete di un edificio è un
diaframma, è un organismo complesso che
regola e filtra un grandissimo numero di
elementi: climatici, intemperie, visuali, ecc.
La membrana muraria ha molteplici funzioni,
un tempo questa era un muro massiccio, ora non
più. Se il maso è il Loden, l’edificio per Salewa
è la giacca tecnica. I muri contemporanei sono
fatti a strati sempre più specializzati, ogni livello
ha una sua funzione. Alcuni strati, interni, sono
essenzialmente tecnici, altri più esterni sono
visibili e comprendono elementi cangianti
o semitrasparenti di rapporto con l’esterno.
Il tema del filtro e della privacy, dall’esterno
verso l’interno e viceversa in maniera
asimmetrica, è molto importante. Nell’edificio
torinese della Lavazza ci sono dei vetri serigrafati