LUCE estratti LUCE 321_Tagliabue_Salone dei Cinquecento | Page 9
lavori di ampliamento e decorazione, è apparso
chiaro che anche la luce ha avuto un ruolo
in tutto questo. Non abbiamo fatto altro che
ripercorrere la storia e cercare di “aiutare” Vasari
a ridare quel respiro di ampiezza alla percezione
del Salone, sfruttando la doratura dell’immenso
soffitto ligneo e ribaltando l’impostazione
illuminotecnica del vecchio impianto. Quindi,
anche la luce doveva percorrere quegli spazi
ampi ricreati dall’ampliamento vasariano,
rendendo il soffitto una sorgente secondaria
di luce e “cucendo” su misura la luce delle
decorazioni in affresco per ripercorrere le vicende
storiche di Firenze contro Pisa e Siena come
in una gigantesca illustrazione ad ampio spettro
cromatico e simbolico. Da qui l’idea dei fasci
incrociati da una parete all’altra, a partire dai
sistemi puntuali delle piantane, che in corso
di progettazione sono passati da oggetti a tutto
tondo che potessero dialogare con i basamenti
delle statue ed essere utilizzati come basi per
il racconto museale, a essere in completa mimesi
con la parete, con l’obiettivo di perdere il ruolo
riconosciuto di sorgenti luminose. Gli apparecchi
non devono quasi essere percepiti, affinché
le opere e il soffitto sembrino essi stessi una
unica fonte di luce con capacità duplice di essere
percepiti e letti e nello stesso tempo di far
percepire lo spazio della sala. Medesimo concept
è stato associato all’illuminazione delle statue
su basamenti. Il lato opposto all’Udienza era
invece percepito e utilizzato come semplice
passaggio durante il percorso museale
PRIMA / BEFORE
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LUCE 321 / SPECIALE SALONE DEI CINQUECENTO
di Palazzo Vecchio. La scelta è stata pertanto
quella di portare in luce la meraviglia delle
originali statue di epoca romana, che proprio
in occasione del nostro intervento hanno
concluso il loro restauro e sono state ricollocate
nelle nicchie. Il Salone dei Cinquecento dal punto
di vista impiantistico contiene dorsali
e derivazioni elettriche importanti anche per
il resto del palazzo, pur avendo un quadro
elettrico di alimentazione proprio. Il passaggio
delle condutture entro i muri antichi pertanto
è risultato fin da subito non praticabile,
in quanto già utilizzate da numerosi cavi elettrici.
La scelta tecnica quindi è ricaduta sullo studio
di un ampliamento dell’impianto esistente
a partire dai suoi terminali, ossia le prese
esistenti, suddivise su circuito ordinario, di
sicurezza e di segnalazione emergenza. Tenendo
conto che fino a prima di questa realizzazione
anche gli altri sottoservizi in esercizio per
il Salone erano semplicemente dislocati a terra
senza canalizzazioni proprie: parliamo
in particolare dell’impianto di diffusione sonora
e di quello di distribuzione del segnale Wi-Fi.
Si è optato per la costruzione di una apposita
canalina in alluminio in posizione tipica di
“battiscopa”, con misure ad hoc per ospitare
le condutture e le derivazioni da cui prolungare
i circuiti esistenti dalle prese fino ai nuovi sistemi
di illuminazione “a piantana” da terra e per
le statue dai basamenti in cemento. La stessa
canalizzazione ospita tutti i cavi dei sottoservizi e
il risultato è quello di un’estrema pulizia formale.
Stefania Galanti
Project Development Manager
di Targetti Sankey SpA
Quali sono le specifiche tecniche del progetto?
Val la pena partire dal racconto del sistema
di illuminazione precedente. Il Salone dei
Cinquecento era illuminato con 24 piantane
collocate negli anni ‘90 in punti individuati
dalle prese di corrente esistenti. Tali apparecchi
erano dotati di ruote, dunque erano spostati
di continuo vanificando qualsiasi tipo
di ragionamento fatto sui flussi, sulle cromie e
sui puntamenti; solo alcune lampade concepite
come luci di emergenza avevano una posizione
fissa. La luce diffusa verso l’alto “senza
controllo” riportava delle fastidiose ombre
sulla base degli affreschi e non illuminava
a dovere le statue. Inoltre le piantane e i
proiettori installati dietro l’Udienza potevano
solo essere accesi o spenti, senza la possibilità
di avere accensioni diversificate. La nostra
soluzione doveva dunque tenere conto delle
norme di sicurezza, ma anche prevedere un
sistema non spostabile che fosse flessibile e
dimmerabile. Doveva essere una luce che in un
certo senso potesse scomparire, al completo
servizio dello spazio e delle opere. L’approccio
metodologico integrato con competenze
diverse è stato – come già detto – di
fondamentale importanza, ma è stato anche
cruciale l’appoggio totale dell’amministrazione
comunale che ha rifiutato una parcellizzazione