LUCE estratti LUCE 321_Tagliabue_Salone dei Cinquecento | Page 8

storico-culturali, sebbene non sempre sia presente una mente che li accolga, li interpreti, li usi e li sviluppi. Progettare la luce in uno spazio storico architettonico così importante significa recuperare la memoria storica, significa osservare, ri-vedere, ri-leggere, re-interpretare con gli “occhi” del sapere e del pensiero scientifico che oggi ci possiamo permettere; dunque anche saper vedere e sviluppare una lettura filologica di questo spazio in modo che la luce possa restituirgli valore culturale, storico-architettonico, emotivo e percettivo. Il lavoro va inteso dunque come processo di significazione e di comunicazione, proprio perché la luce dinamica e modulata per emissione spettrale fornisce la misura di una possibilità di scelta nell’interpretazione e selezione di messaggi. Il Salone dei Cinquecento, se si presenta a un primo colpo d’occhio con una geometria semplice e regolare, possiede in verità una complessità di trattazione anche architettonica (basti pensare al soffitto a cassettoni, all’Udienza, ai motivi di trabeazione e agli affacci a balconata, nonché alle statue presenti e alle numerose nicchie) e un controllo dal punto di vista illuminotecnico non affatto semplice, legato alle sue stesse dimensioni, all’altezza complessiva, alla disposizione e dimensioni delle aperture, alle dimensioni delle opere pittoriche, alla particolare collocazione delle sculture e alla grandiosa opera del Vasari che costituisce la nota distintiva della sala, il Soffitto. Il Salone esula da qualsiasi classificazione rigida e univocamente connessa alla normativa vigente. In altre parole, proprio per le funzioni che è chiamato anche oggi a svolgere, non può essere rigidamente classificato, benché fuori da ogni dubbio è stata la necessità della rispondenza ai valori limite suggeriti dalle norme vigenti per la conservazione preventiva, trattandosi di un ambiente che di per sé è un’opera di altissimo valore storico-artistico oltre che le opere in esso contenute (cito, tanto per fare un esempio, le più importanti norme in materia: UNI 10829:1999; MiBAC 2001; UNI EN 12665:2011; UNI EN 12464-1:2011). Dovendo definire il clima luminoso preesistente, si è dovuto procedere con una vasta campagna di misure sperimentali per risalire alle informazioni di tipo fisico, ottico, colorimetrico, fotometrico e radiometrico. Le misure sono state condotte sulle estesissime superfici delle opere, sul pavimento, sulle pareti e su alcuni punti significativi degli arredi e delle finiture (gradini, sedute e tavoli) utilizzando sia le tecniche tradizionali di rilevamento, basate sull’impiego di luxmetri e griglie di punti di misura adattate alle dimensioni delle opere e alla ripetitività della misura stessa in tempi ridotti e impiegando stativi con bracci telescopici, sia attraverso un metodo di misura rapida dell’illuminamento che consente appunto di rilevare i livelli di illuminamento simultaneo su superfici estese. Ciò ha previsto l’utilizzo di una fotocamera digitale accoppiata a un sistema di rielaborazione dati e un pannello campione con superficie di tipo lambertiano che sfrutta l’opportuno accoppiamento delle caratteristiche del sensore, dell’ottica e della superficie di riferimento. Questa tecnica, sviluppata ad hoc a causa proprio dei vincoli fisici e dimensionali dello spazio e delle opere, ha consentito di ridurre i tempi di rilievo, garantendo la simultaneità della misura per tutti i punti del campo di vista in presenza di condizioni di sola luce naturale (situazione molto complessa data la variabilità del sole e del cielo), sola luce artificiale e combinazione di entrambe. L’emissione luminosa delle sorgenti dei sistemi di illuminazione a piantana è stata misurata indirettamente, mentre le specifiche sorgenti sono state caratterizzate presso i laboratori della Targetti. Le tecniche tradizionali di rilievo non sono state sufficienti (basti pensare cha la cornice della Battaglia di Marciano si trova a più di sei metri di altezza), abbiamo dunque messo a punto un innovativo metodo di misurazione rapida. Le misure sono state condotte sempre compatibilmente con gli accessi al Salone e sono state ripetute più di una volta affinché avessero un profondo valore scientifico. L’elaborazione e l’analisi dei dati misurati ha permesso di sviluppare il concept progettuale fino alla sua formalizzazione e realizzazione pratica attraverso il confronto di molte soluzioni illuminotecniche destinate alle diverse funzioni del Salone, analizzate e verificate su modelli tridimensionali con simulazioni illuminotecniche transienti (validate e calibrate sulla base dei dati misurati) che hanno consentito calcoli rapidi ed efficaci su geometrie non affatto semplici, la verifica dei valori limite dei parametri suggeriti dalla normativa, fino alla visualizzazione foto realistica. Il rischio più grande stava nella natura stessa del progetto. Produrre idee, modificarle, adattarle, verificarle, provarle su campo con misure sperimentali ed analisi numeriche e simulazioni, e quindi realizzarle è sempre un processo “rischioso”: ci si espone con il proprio modo di vedere, la propria conoscenza, la propria consapevolezza e dignità, onestà intellettuale, ma di fronte si trova il limite dell’interpretazione. La grande collaborazione tra tutti gli attori coinvolti e soprattutto la passione profonda che ha animato questa importante sfida credo sia stato il segreto del successo. Matteo Casanovi Presidente di SILFIspa Qual è stato il ruolo svolto da SILFIspa nella progettazione della nuova illuminazione per il Salone dei Cinquecento? Questo lavoro esprime al meglio la mission storica di SILFIspa, che mette a disposizione per Firenze e il suo patrimonio impegno e professionalità per la diffusione della cultura della luce in senso lato, non solo operando per la sicurezza dei cittadini con la gestione e la manutenzione della pubblica illuminazione. L’embrione di questo lavoro si genera nel 2011, quando Claudio Bini, allora AD di SILFIspa, sceglie di sviluppare la mission di SILFIspa portando al tavolo del Sindaco di Firenze Matteo Renzi una sfida di elevata difficoltà: in collaborazione con Lorenzo Targetti, ex AD della omonima società, venne stipulata una convenzione per avviare l’ambizioso progetto “donare una nuova luce al Salone dei Cinquecento per i fiorentini, per la città”. Tale sfida ha posto la questione metodologica del progetto alla base del lavoro, e per tale motivo SILFI spa ha deciso di coinvolgere il Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Firenze, nella persona della professoressa Carla Balocco, al fine di porre il primo pilastro di una sequenza logica di fattori determinanti per l’azione progettuale: conoscere, analizzare, decidere e quindi progettare. Il lavoro della progettazione è stato lungo e intenso, ma molto collaborativo, con i nostri partner che hanno potuto mettere in campo le loro migliori capacità scientifiche e tecnologiche a disposizione dell’enorme valore artistico e culturale del luogo. Antonio Pasqua Direttore Tecnico di SILFIspa Quali sono stati gli studi preliminari per arrivare alla messa in opera del progetto? L’ambiente del Salone dei Cinquecento non è rigidamente classificabile secondo una normativa specifica. È certo che, per gli afflussi di visita, si colloca come ambiente vicino a quelli di pubblico spettacolo, ma la fruizione di questo spazio è molteplice: museale, istituzionale, comunicativa. Quando ci si accinge a lavorare dentro uno spazio di tale valore, al solo pensiero di “metter mano a qualcosa”, in senso letterale, è necessario farsi scivolare via prima possibile quella sensazione di “tremore delle vene e i polsi” che sopraggiunge pensando alle conseguenze di gravi errori o mancate attenzioni. Per tale motivo, l’approccio è stato fin dall’inizio rigidamente metodologico. La conoscenza del luogo non può non partire dal rapporto con chi quel luogo lo vive ogni giorno, lavorando per la sua salvaguardia e il suo molteplice utilizzo. L’impianto precedente, per quanto obsoleto dal punto di vista percettivo, energetico e manutentivo, aveva individuato l’unica soluzione possibile rispetto ai vincoli del Salone: l’utilizzo di sistemi da terra. Il nuovo sistema doveva essere “rigido”, vincolato a terra e/o a parete, non spostabile da terzi e, in ultima fase valutativa, il più integrato possibile allo spazio interno in senso mimetico, al fine di garantire i puntamenti e i relativi flussi luminosi attesi. La zona Udienza e lato opposto Udienza invece avevano minori criticità installative, godendo di un marcapiano che per la zona Udienza era già “attrezzato” con la vecchia illuminazione. Lo sviluppo costruttivo del progetto ha richiesto comunque approfondimenti riguardanti i moduli impiantistici utilizzabili per garantire un rapporto corretto fra apparati illuminanti e ausiliari elettrici e di controllo rispetto alle dimensioni architettoniche del marcapiano e alle possibilità ridotte di ancoraggio. Per non interferire con lo spazio museale e gli eventi già calendarizzati nel Salone, il cantiere per la realizzazione del nuovo impianto di illuminazione è stato organizzato in turni notturni che non hanno pregiudicato gli impegni istituzionali e hanno consentito l’ultimazione entro l’avvio del G7 della Cultura, tenutosi a Firenze il 30 e 31 marzo 2017. Claudio Vallario Ufficio Tecnico progettazione SILFIspa Come si è giunti al risultato finale? L’approccio non è stato quello del confronto con i grandi del passato, al cui cospetto non possiamo reggere culturalmente, ma quello della rilettura e dell’analisi del loro lavoro, entrando nel contesto storico e negli obiettivi che diede loro l’illuminata committenza. Per tale motivo, rileggendo le volontà di Cosimo de’ Medici nel donare un ruolo centrale alla “Sala Grande” del Cronaca e l’impresa di Vasari nei SALONE DEI CINQUECENTO SPECIAL REPORT / LUCE 321 29