LUCE estratti LUCE 319_Longo, Rizzato Naressi_Piano nobile di lu | Page 7
numerose persone di formazione differente, e si
deve essere in grado di comunicare con loro in
maniera strutturata, a esempio essendo in grado
di stimare i costi. Nei miei workshop analizzo
queste questioni in sessioni di una settimana
o tre giorni, e vedo che i giovani sono entusiasti
di un approccio che non tenga separati questi tre
aspetti. Imparano a tenere conto del budget fin
dal primo momento e a comunicare con il cliente
in termini di rapporto tra costi e qualità, per una
buona consulenza finale.
Tornando alla Elbphilharmonie, come mai i costi
sono stati rivisti in maniera così ingente?
Ci sono diverse ragioni per cui è costata molto
più del previsto. Parte della responsabilità è
attribuibile a come vengono assegnati gli
appalti e sicuramente anche al fatto che abbia
richiesto così tanto tempo per essere ultimata.
Dal punto di vista dell’illuminazione non è però
costata poi così tanto, perché io sono molto
strutturata sotto quell’aspetto, come insegno
nei miei corsi.
Essere una donna ha influenzato la sua carriera?
Quando ho iniziato a lavorare come lighting
designer trent’anni fa, c’erano pochissimi studi
di lighting design diretti da donne.
Gli ingegneri elettrici all’inizio tendevano a
testare le mie competenze, volevano vedere se
ero in grado di rispondere con argomenti
tecnici specifici, e solo dopo questo esame
venivo accettata.
Ora credo sia cambiato un po’, ci sono più
aziende di donne. Una donna all’inizio deve
fare qualcosa in più per essere riconosciuta,
ma poi credo non ci sia differenza.
Illuminare la città: lei ha scritto un libro su
questo tema. Che genere di innovazioni e nuove
concezioni ci attendono nel prossimo futuro?
Quando una città ha bei palazzi e un bel
contesto urbano è bene mostrarli, ma senza
esagerare. Molte città hanno una giungla
di differenti tipi di illuminazione, cosa molto
dispendiosa anche dal punto di vista della
manutenzione. Trovo positivo che le città
ora siano coscienti che serve un concept per
l’illuminazione, perché l’aspetto estetico ha
la sua importanza. Certamente l’innovazione
tecnologica ci permette di controllare le nuove
sorgenti di luce in maniera impensabile solo
dieci anni fa. Aree che necessitano molta luce
per questioni di viabilità ora possono avere
un’illuminazione più intensa durante le ore
di punta, più tenue nelle ore meno trafficate,
con un vantaggio anche dal punto di vista
dei consumi e, quindi, dell’ambiente. Il buio
è molto importante: più luce aggiungiamo,
meno la pupilla riesce a regolarsi, cosicché
persino aumentando ulteriormente
l’illuminazione non saremo in grado di vedere
meglio. Molto meglio usare meno luce, in
modo da poter aprire di più gli occhi, allargare
la pupilla e registrare più dettagli. Ad Amburgo,
a esempi, l’illuminazione stradale fornisce solo
la metà della quantità di luce fissata dagli
standard dopo la crisi petrolifera degli anni
‘70. In ogni lampione erano installate due
lampade, di cui una viene ora tenuta spenta:
l’illuminazione media è ampiamente sotto
lo standard, eppure non si registrano maggiori
incidenti e tutto funziona perfettamente.
Piano nobile of Light
The Elbphilharmonie in Hamburg, a complex work
of art illuminated by Ulrike Brandi
T
he opening of the “Elphie” required more
than 10 years of struggles. The costs
of the building climbed to €789 million from
an original projection of €77 million, more than
90% of which was covered by city funds.
Designed by the Swiss architecture firm Herzog
& de Meuron – who also signed the Fondazione
Fetrinelli in the Porta Volta district in Milan and
recently won the competition for the Museum
of the 20th Century in Berlin –, the Elbe
Philharmonic Hall rises 108 m above the city
of Hamburg. A brick-paved foyer carved out
between the old and the new building on the
roof of the old warehouse – called the Plaza
– is open to the public (free, but ticketed),
offering an amazing view high above the
Northern Elbe, one of the two big branches
of the river in the HafenCity quarter in the
district of Hamburg-Mitte, which is also the area
of the Port of Hamburg. The main hall, designed
by the Japanese acoustician Yasuhisa Toyota,
is a 2,100 seats space – the biggest of three
auditoria – that wraps listeners around
the stage in the “vineyard style” introduced
with the Berliner Philharmonie in the 1960s,
and features 1,200 hand-blown glass ball
lamps. Feather pillows and 10,000 uniquely
carved plaster-and-paper acoustic panels
separates the hall from the rest of the
building, isolating sound frequencies, while
the façade incorporates 600 curved panes
of 48mm-thick glass.
The project began as the unlikely dream
of Alexander Gérard, a private developer
and former classmate of Herzog and de Meuron,
who had hoped to finance the scheme with
the 45 luxury flats and 250-room hotel, that
are both housed now in the big glass block.
With these numbers, this glass galleon, one
of the largest and most acoustically
advanced concert halls in the world,
was launched in January.
CORRESPONDENCE FROM BERLIN / LUCE 319
53