LUCE estratti LUCE 319_Longo, Rizzato Naressi_Piano nobile di lu | Page 5
¶ CORRISPONDENZA DA BERLINO
Piano nobile
di luce
La Elbphilharmonie ad Amburgo,
una complessa opera d’arte di luce
illuminata da Ulrike Brandi
di Silvia Eleonora Longo e Marica Rizzato Naressi
L’
apertura della “Elphie” ha richiesto più
di 10 anni di sforzi. Il costo della sua
edificazione è lievitato a 789 milioni di
Euro, contro la previsione iniziale di 77 milioni,
di cui oltre il 90% coperti da fondi cittadini.
La Elbphilharmonie, degli architetti svizzeri
Herzog & de Meuron – autori anche della nuova
Fondazione Feltrinelli in Porta Volta a Milano e
recentemente vincitori del concorso per il Museo
del XX Secolo a Berlino –, si innalza per 108 m
sulla città di Amburgo. L’ingresso, ritagliato tra
il tetto del deposito preesistente e il nuovo
edificio sovrastante e chiamato Plaza, è aperto
al pubblico, a cui offre una meravigliosa vista
sulla riva di uno dei due rami dell’Elba e sul
quartiere HafenCity nel centro della città, sede
anche del porto. La sala principale, disegnata
dall’ingegnere acustico giapponese Yasuhisa
Toyota, è il più grande dei tre auditorium con
i suoi 2.100 posti a sedere – distribuiti intorno al
palcoscenico secondo lo stile vigneto inaugurato
dalla Filarmonica di Berlino negli anni ‘60 –, e
contiene 1.200 corpi illuminanti di vetro soffiato
a mano. Imbottiture di piume e 10.000 pannelli
acustici di carta e intonaco intagliati separano
la sala dal resto dell’edificio per isolarla
acusticamente, mentre 600 lastre di vetro ricurvo
spesso 48 mm sono incorporate nella facciata.
Il progetto è nato dal sogno di Alexander Gérard,
costruttore privato e vecchio compagno di studi
di Herzog e de Meuron, che aveva sperato
di finanziare il piano con 45 appartamenti
di lusso e un hotel di 250 stanze, anch’essi
situati all’interno dell’edificio di vetro.
Con questi numeri il galeone di vetro – tra
le più grandi ed acusticamente avanzate sale da
concerto al mondo – è stato varato a gennaio.
L’idea principale era “usare il Kaispeicher A
(il deposito preesistente, NdR) come piedistallo,
collocandoci qualcosa sopra che, in contrasto
con l’arcaica solidità del magazzino, avesse
una forma espressiva completamente diversa”,
dichiara Herzog al Der Spiegel. Questa
affermazione suggerisce di interpretare
la gigantesca scatola di vetro al piano superiore
come un piano nobile di Luce: il trionfo della
musica – o più in generale della sua raffinata
sofisticatezza – sull’indole bestiale del
commercio al piano inferiore – il porto – , come
nei palazzi rinascimentali. Ulrike Brandi, che
ha diretto il lighting design di questo progetto
mastodontico, ne ha un’idea più modesta
e meno elitaria: “Certo si tratta di un edificio
culturale inserito in un’area industriale, cosa
apprezzabile perché ora l’intera area portuale
ha assunto una funzione diversa rispetto a 50
o 100 anni fa. Io sono stata coinvolta fin dalla
fase preliminare del progetto. Dopo aver vinto
la competizione indetta per ottenere la
commissione, ero felice perché mi piaceva molto
quell’architettura. Il vecchio deposito Kaispeicher
A era stato costruito con i mattoni rossi negli
anni ‘60 dall’architetto Werner Kallmorgen,
all’epoca molto famoso in Germania. Le sue
architetture sono limpide e modeste, sempre in
relazione all’ambiente circostante e al contesto
urbano. In questo caso la funzione dell’edificio
era principalmente depositare merci in un
magazzino, con poche finestre molto piccole:
l’idea di H&dM di una sala concerto in cima
al palazzo esistente era fantastica. L’umanità
ama godere della musica: credo sia bello poterla
gustare insieme, in una meravigliosa luce.
Nonostante ciò non so se userei parole come
trionfo. Quando faccio lighting design o quando
mi occupo di luce per l’architettura, si tratta
per me sempre di un’espressione dell’umano
in quanto essere sociale”.
CORRESPONDENCE FROM BERLIN / LUCE 319
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