LUCE estratti LUCE 318_Oldani_Le infinite stanze di Ariosto | Page 7
Sala 9: elmo Corinzio, la luna Ariostesca e la Venere botticelliana / Room 9:corinthian helmet, Ariosto's moon and the Venus by Botticelli
per concentrare tutta l'energia luminosa
disponibile all'interno di una proiezione mirata,
circoscritta e "pulita". Il secondo deve distribuire
la luce su un'ampia campitura, deve sfidare
i limiti della fisica-ottica e della legge
dell'illuminamento inversamente proporzionale
al quadrato della distanza. Deve, in parole più
semplici, compensare gli effetti della distanza
e dell'angolazione in maniera che l'opera sia
valorizzata senza che interferiscano sbaffi
luminosi, concentrazioni geometriche visibili o
comunque disomogeneità soprattutto percepibili
all'occhio. È un compito molto delicato!
Pensa anche lei che un buon progetto sia la
rappresentazione di un ottimo compromesso tra
le esigenze museali e quelle architetturali legate
al contesto dello spazio? Oggi può essere facilitato
dalle sorgenti di luce allo stato solido? E come?
Certamente! In questi ultimi anni il contenuto
e la versatilità degli strumenti a disposizione del
lighting designer sta cambiando molto e la scelta
dell'universo LED è ormai scontata nell'affrontare
progetti che richiedono alta q ualità tecnica
e durata nel tempo, tenendo sempre a mente
i vantaggi in termini di conservazione delle opere
e di economicità operativa. Oltre a questi pregi,
direi che la miniaturizzazione per quanto
riguarda l'integrazione architetturale assume
un ruolo importante. Inoltre, minimalismo
e una certa quota di razionalismo sono
ingredienti che bene si sposano con articolazioni
spaziali pregnanti di storia e di archetipi
decorativi e monumentali, ma è rilevante che
questa inclinazione progettuale sia scelta di pari
passo con le innovazioni di cui il museo oggi
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LUCE 318 / MOSTRE
necessita. È chiaro che in questo trapasso verso
una luce qualitativamente flessibile e ricca
di potenzialità come quell'offerta dal LED,
qualcosa di veramente nuovo si sta profilando:
la possibilità di gestire non solo la staticità
ma anche la dinamicità. Ovvero, tutto quello
che oggi può rivelarsi all'occhio e alla mente
quando una variazione luminosa programmata
ci consente di attingere a un nuovo modo
di raccontare un'opera, una collezione, un sito
di pregio. In questo senso, il fatto che si parli
di luce elettronica è assolutamente cruciale
perché rappresenta le potenzialità dell'era
digitale che potranno risvegliare i nostri sensi
alla scoperta, e riscoperta, della vasta cultura di
cui il nostro Paese è straordinariamente ricco.
ANDREA NAVA
"In Italia abbiamo bravissimi
professionisti della luce"
Lei entra come fornitore nella filiera di
realizzazione del nuovo impianto di illuminazione
tra il 2015 e il 2016. Qual è stata la percezione
del tipo lavoro che l'attendeva?
Palazzo Diamanti è un nome che evoca memorie
storiche importanti e quando l'arch. Pasetti ci ha
parlato di questa grande esposizione, devo dire
che era molta la curiosità. Le opere sarebbero
state prestate da più importanti musei
internazionali, e qualità e controllo della luce
sarebbero stati elementi cruciali per la lettura di
tali capolavori. Dopo tanti anni devo ammettere
che è proprio in situazioni delicate come queste
che Erco dà il suo meglio e le installazioni che
abbiamo portato a termine con bravissimi
lighting designer italiani lo possono testimoniare.
Ci tengo a precisare, italiani, perché in Italia
abbiamo professionisti della luce che non hanno
nulla da invidiare a quelli più blasonati di altri
paesi. E Pasetti è sicuramente uno di questi.
Da qualche tempo il pubblico dei musei
e delle mostre è sempre più esigente in materia
di percezione visiva, e questa inaugurazione
è anche quella del progetto di un lighting
designer con previsione di durata pluridecennale.
C'è qualcosa che lei ritiene di poter migliorare
frutto di questa esperienza in una prossima
mostra o sede espositiva?
La dottoressa Guidi è riuscita in un'impresa
eccezionale, realizzando una mostra davvero
unica che racconta l'Ariosto da una prospettiva
inedita! Il lavoro fatto da Pasetti mi ha sorpreso
per la capacità di bilanciare la luce in tutto
il percorso espositivo. Per chi si occupa di
illuminotecnica, ammirare capolavori così delicati
da un punto di vista conservativo, illuminati con
30-40 lux senza perdere nemmeno il minimo
dettaglio, è motivo di soddisfazione.
È un eccellente esempio d'illuminazione
qualitativa, in cui il controllo della luce attraverso
la precisone delle ottiche e la gestione delle
intensità, diventa un elemento chiave per la
perfetta lettura delle opere esposte.
La consapevolezza che Palazzo Diamanti abbia
deciso di investire su un impianto di illuminazione
che rappresenta lo stato dell'arte sia da un punto
di vista di flessibilità che di durata nel tempo,
raffigura un approccio premiante che sempre
di più le amministrazioni pubbliche stanno
perseguendo nell'ambito dei beni culturali.