LUCE estratti LUCE 318_Malgrande_Fontana di Trevi | Page 6
la fontana ma creavano fastidiosi fenomeni
di abbagliamento quindi, dopo poco, il sistema
fu abbandonato.
Anche per la Fontana di Trevi, nel 1904, fu
realizzato un analogo impianto con candelabri
di legno sormontati da una lanterna con due
lampade da 32 A ad alimentazione aerea.
In seguito furono installate lampade elettriche
negli esistenti candelabri che sino allora erano
dotati d’illuminazione a gas. Per la fontana
e la scogliera fu adottata una soluzione
abbastanza originale, scaturita dopo diversi
tentativi, basata sull'installazione di proiettori
sulla sommità delle lanterne dei due
candelabri. I proiettori erano mascherati
con una sagoma che copiava la forma della
lanterna sui tre lati della piazza, lasciando
libero quello verso la Fontana.
Nella seconda metà degli anni ‘20, i tecnici
dell'allora Azienda Elettrica del Governatorato
(attuale ACEA SpA), affrontarono il problema
dell'illuminazione sommersa realizzando
speciali lanterne in rame e di bronzo, con
guarnizioni di tenuta in gomma, equipaggiate
con lampade ad incandescenza e alimentate
con canapi elettrici sotto piombo.
Si tornò, quale prima realizzazione, alla
Fontana dell'Esedra e poi fu esteso questo
criterio alle fontane del Quirinale, di piazza
S. Pietro, di piazza Farnese e dei Fiumi
in piazza Navona.
In seguito alla cosiddetta "austerità"
determinata dalla guerra del Kippur nel 1973,
tutti gli impianti d’illuminazione artistica,
quindi anche quelli delle fontane, furono
spenti e in seguito abbandonati.
Nel 1981. in occasione del tricentenario
della morte di Gian Lorenzo Bernini,
con l'interessamento della Sovrintendenza
ai Monumenti, del Comune e delle Aziende
Turistiche, l'ACEA diede inizio al ripristino
dell'illuminazione dei monumenti della città,
iniziando dalle facciate delle chiese, dei palazzi
e delle fontane realizzate dal grande artista.
Per le fontane si decise di abbandonare
i vecchi ingombranti apparecchi alimentati
direttamente dalla rete elettrica a 127 V
e di intraprendere uno studio per un nuovo
tipo di faro che consentisse di aumentare
il rendimento luminoso, si da ridurre
il numero e che non fosse soggetto
alla corrosione, ma soprattutto, rispondente
alla nuova normativa sulla sicurezza contro
i pericoli di elettrocuzione che impone la
tensione limite di 12 V in c.a.
Impianto subacqueo con lampade
a ciclo di iodio a 12 V
Seguendo le indicazioni prima enunciate,
è stato realizzato un faro il cui impiego
è stato esteso a tutte le fontane di Roma.
E in occasione del restauro della Fontana
di Trevi, tra gli anni ‘80 e ‘90, comprendente
la disincrostazione delle sculture e della
scogliera e l'impermeabilizzazione della vasca,
fu realizzato, d'intesa con la Sovrintendenza,
l'impianto di illuminazione subacquea.
Per la grande vasca i fari furono incassati
in apposite nicchie ricavate nel bordo
di contenimento, altri fari furono posti sulla
scogliera per dare risalto ai flussi di acqua
e alla colossale statua di Oceano.
Per quell'impianto, completato nel 1991,
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LUCE 318 / PROGETTARE LA LUCE
Particolari della Fontana di Trevi / Details of the Trevi Fountain
furono impiegati 85 fari equipaggiati
con lampada a ciclo di iodio da 100 W
per una potenza assorbita di 8,5 kW.
Nuovo impianto con lampade al Led
In concomitanza con il nuovo restauro
del monumento terminato lo scorso anno,
l'ACEA ha realizzato il nuovo impianto
d’illuminazione, suddiviso in due parti: una
caratterizzata dall’impiego, all’interno della
vasca, di proiettori subacquei equipaggiati
con tecnologia Led, e l’altra esterna, costituita
da proiettori architetturali installati sulle
mensole poste frontalmente al prospetto.
I proiettori subacquei installati sono
esteticamente identici a quelli utilizzati
nel precedente intervento, poiché mantengono
il loro tipico corpo in fusione di ottone.
Al loro interno, invece, sono stati dotati
di una piastra con 16 Led ad alta efficienza,
per una potenza in esercizio di soli 20W,
contro i 100W della loro precedente versione.
Il loro impiego è stato ripartito sul perimetro
semicircolare della vasca, alla base della
scogliera, e all’interno delle vasche minori,
ai piedi del complesso scultoreo. L’acqua
e la vasca sono state distinte dall’utilizzo di
una temperatura di colore bianco neutro
a 4000K; il marmo delle statue, diversamente,
è caratterizzato dall’utilizzo di Led a 3500 K.
Aspetto di notevole importanza, è stato
quello rappresentato dalla necessità
di occultare la presenza dei cavi. Infatti,
non potendo sempre posare la rete di
alimentazione a 12 V
in cc traccia, si è provveduto a far realizzare
cavi speciali H07RN8-F rivestiti di guaina
bianca, anziché del tipico colore nero.
La professionalità del personale addetto
al restauro, elettricisti e progettisti, ha poi
contribuito all’ottimo risultato raggiunto,
riducendo al minimo l’impatto tecnologico
sul monumento, patrimonio della città di
Roma e dell’Unesco.
I proiettori architetturali a Led, che illuminano
esternamente il prospetto della Fontana,
hanno una potenza di 114 W e una temperature
di colore a 3800K.