LUCE estratti LUCE 318_Longo, Rizzato Naressi_John Jaspers | Página 4

vincitrici sarà visitabile dal 21 aprile al settembre 2017. Sono molto felice che quest’anno sia Keith Sonnier il presidente di giuria, uno dei guru della Light Art. Il primo vincitore riceverà 10.000 euro in denaro e ulteriori 10.000 saranno stanziati per produrre ciascun progetto installativo selezionato. Il museo non avrebbe mai potuto sostenere un tale impegno economico, perciò sono molto felice che la fondazione Innogy, che si occupa di energia, sostenibilità e ambiente, supporti l’iniziativa. Siamo anche in contatto con molte aziende di illuminazione, fortunatamente ce ne sono alcune proprio nei dintorni di Unna. Uno dei nostri sostenitori al momento è BEGA, ma devo rilevare purtroppo quanto sovente le aziende, avendone visitate molte, siano restie ad aprire le proprie porte temendo che gli vengano “rubate” le idee, in quanto tutte in estrema competizione tra loro. È una battaglia dura, perché lo sviluppo tecnologico nell’industria dell’illuminazione in questo momento corre molto veloce. Anche la Light Art sta cambiando insieme alle nuove tecnologie? La tecnologia diventa realmente sempre più complessa. Quasi tutti i progetti e le installazioni proposti all’International Light Art Award necessitano di massicci software digitali. Certo con la luce oggigiorno si possono ottenere molti più effetti rispetto a vent’anni fa, e gli artisti li stanno sperimentando tutti. La qualità estetica in questa fase non è sempre al primo posto. Il pericolo è che arrivi il momento in cui ci si chiede: “questa è arte o è kitsch?”. Ad esempio i Led possono cambiare colore, ma questo può facilmente scadere nel kitsch. Molti progetti per l’edizione 2017 lavorano esclusivamente con la luce: nello spazio espositivo non si vede alcuna installazione, bensì unicamente l’effetto stesso della luce, alla maniera di James Turrel. Molti artisti usano le proiezioni, ma non la consideriamo Light Art, e lo stesso vale per il video mapping: può essere molto artistico, ma non è Light Art. Per entrambi, infatti, una fonte luminosa singola viene utilizzata come mezzo per mostrare altro, mentre nella Light Art l’artista deve usare la luce come materiale primordiale, tanto quanto il pittore con il colore. Dopodiché potrà usare anche altri materiali o tecniche miste - metallo, legno, vetro, specchi, qualsiasi cosa. Ma la luce deve restare il cuore dell’opera. In conclusione direi perciò che gli aspetti tecnici diventano via via più complessi e gli artisti cercano di spingersi fino al limite, ma facendo così perdono spesso di vista l’elemento artistico. In ogni caso la Light Art cambierà. La Commissione Europea ha vietato prima la lampadina a incandescenza, poi la lampada alogena: altre fonti luminose spariranno dal mercato molto presto. Le lampade fluorescenti, da tempo comunemente usate nelle installazioni, diventano oggi sempre più rare e vengono progressivamente sostituite dai Led. Sarà perciò interessantissimo – e credo che il museo abbia colto l’ultima occasione per farlo – realizzare l’anno prossimo una mostra di ready-made di luce. Proprio quelle lampade fluorescenti e altri prodotti dell’industria dell’illuminazione come i ready-made di luce industriali, assieme ai neon di Dan Flavin: un tributo alle fonti di illuminazione di altri tempi. Keith Sonnier, Tunnel of Tears for Unna, 2002 John Jaspers “Is this art or kitsch?” The meeting with the director of the Centre for International Light Art in Unna M r. Jaspers, could you tell us the history of your museum? I have been working at the Center for International Light Art in Unna for almost five years till now; before that, I was the director of another Light Art museum, located in Eindhoven, which does not exist anymore. Today the Center for International Light Art, which was established in 2001, is the world’s only museum dedicated to Light Art. It is situated on the inside of an old former brewery in North Rhine Westphalia, close to Essen and Dortmund. The “Rembrandts and Van Goghs of Light Art” are collected in there: names like James Turrel, Keith Sonnier, Mario Merz, Christian Boltanski, Rebecca Horn, Olafur Eliasson, were asked to come to Unna, select one exhibition room and make huge site-specific Light Art installations for the museum. The reputation of these international artists makes people take one little extra step to come to Unna. In addition to the permanent collection, the museum hosts a variety of temporary exhibitions: the last one is dedicated to Francois Morellet and it is running until the 29th of January 2017. Francois Morellet is one of the Grand Masters of Light Art: he worked with Light Art since the early Sixties and began with neons in 1962. Last year I met him personally in Cholet, in France: initially he had to be persuaded, as he perfectly knew he was old and weak. I brought with me big drawings and plans of the museum, we sat down together with his team and in one afternoon we put together the exhibition. He died on the 11th of May 2016, thus this his last artist-curated exhibition. He selected his very early and late years works, these last ones realized up till 2015. The exhibition is somehow a kind of celebration, because Morellet left behind him a wonderful oeuvre of Light Art. One of the main reaction to Light Art is what I call the “Wow-Effect”: light goes to senses, is pure emotion and can influence emotions. The same happens with Francois Morellet. Nevertheless he is much more minimalistic and abstract than many others, maybe a bit CORRESPONDENCE FROM BERLIN / LUCE 318 47