LUCE estratti LUCE 313_Ceresoli_Alma Mater | Page 5

Alma Mater photo © Rossana Gombetti ALMA MATER The other side of the earth – mother and nurse In an enchanted forest, in the creative yard that is now the Fabbrica del Vapore in Milan, 140 speakers in stone and clay diffuse a polyphony of mysterious voices combined with natural sounds, mesmerizing echoes of the depths and water droplets that seem to capture the ancestral rhythm of the Earth. Sounds and projections are the background to a suggestive video, projected onto a sort of theatrical wing that floats in the indus- trial soul of the space; dancing figures per- formed by Liliana Cosi and Oriella Dorella, étoile of the Scala di Milano, both intense in their role of “vestals” of ancient rites dedicated to the goddess Mother Earth. The multimedia installation cradles the activity of genuine weavers, lacemakers from Cantù whose ancient faces are furrowed by time, who, surrounded by visitors eager to learn their secrets of working, weave and intertwine with their loom a mysterious anthem to the Alma Mater (Nurturing Mother). This is the meaningful title of an iconic and sono- rous work, site-specific and immersive, that celebrates the nature and its ability of weaving tales, lullabies and grandmothers’ songs from all over the world, mothers of mothers, guardians of memory, symbol of wisdom and force since the dawn of time: an intangible value that our post-techno- logical culture has lost. I n un bosco magico, 140 altoparlanti in pietra e terracotta, diffondono nella Fabbrica del Vapo- re a Milano, cantiere della creatività, una poli- fonia di voci arcane unita a suoni naturali, eco di abissi e di gocce d’acqua dall’effetto ipnotizzante che sembrano catturare il ritmo ancestrale della Terra. Suoni e proiezioni fanno da sottofondo a un video suggestivo, proiettato su una sorta di quinta tea- trale flottante nello spazio dall’anima industriale, di figure danzanti interpretate da Liliana Cosi e Oriella Dorella, étoile della Scala di Milano, inten- se nel ruolo di “vestali” di antichi riti dedicati alla dea Madre Terra. L’installazione multimediale culla l’attività di au- tentiche tessitrici, merlettaie di Cantù, di scena live, dal volto antico, solcato dal tempo, osserva- te da visitatori curiosi di carpirne i segreti di lavo- razione, mentre tramano e intrecciano con il loro telaio un misterioso inno all’Alma Mater (Madre Nutrice). Questo è il titolo significativo di un’ope- ra iconica e sonora, site-specific e immersiva che celebra la Natura, capace di annodare racconti, nenie e canti di nonne da tutto il mondo, mam- me di mamme, custodi della memoria, simbolo di saggezza e di forza dall’alba dei tempi: un valore immateriale che la nostra cultura post-tecnologi- ca ha perduto. L’Alma Mater è donna, sublimata in una Dea della fertilità come Cerere e Cibele, qui rappresentata con un’installazione in bilico tra installazione e performance sinestetica e trasversale ispirata al “grembo materno”, avvolgente, più da vivere che da raccontare, ideata da Yuval Avital. Dall’Afghanistan alla Brianza, attraverso partico- lari effetti di luci e di ombre progettate “ad hoc” da Enzo Catellani: nella penombra dell’ex edificio industriale, trasformato in un imponente labora- torio di nuove estetiche, danzano bagliori emessi da quaranta dischi leggerissimi in lenta oscilla- zione, rivestiti di foglia d’oro e illuminati da micro LED di 1 W, che tracciano un’ideale onda vibrante, una calotta sinuosa, ispirata ai cieli dorati dell’i- conografia bizantina. Il visitatore, varcata la so- glia d’entrata, percorre metaforicamente vie fuori dal tempo e dalla storia, perdendosi in un’aurea mistica e sacrale carica di suggestioni. Sono sce- nografici, seppure non invasivi, i suoi dischi-aste- LUCE 313 49