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Esodi berrettino , lampada del progetto Battiti per Foscarini / Esodi berrettino , lamp of the Battiti collection by Foscarini photo courtesy Foscarini e dalla sua dimensione spirituale . Sa stupire parlando di incontri inattesi e di esperienze non comuni che racconta con una sensibilità rara . La stessa che ora ci porta lì , a vivere la sua emozione davanti a una luce imprevista . “ Quando sono arrivato , gli uccelli che hanno il nido lì sopra hanno cominciato a cinguettare per avvisare gli altri e ho visto questo luogo , segnato da un ’ infinità di striscette di carta stagnola dorata legata ai rami di un albero che domina la piccola tomba . Il sole e il vento , insieme , facevano un effetto struggente , prima attraverso il suono delle strisce metalliche in movimento , poi con la luce che si rifletteva e frantumava lo spazio in maniera poetica , connettendolo a questo luogo . Perché la tomba è il ricordo di quel transito tra l ’ esserci , con una forma e il non esserci più ”.
La luce è al centro della sua ricerca . Quale la colpisce di più ? Questa che ho descritto , ad esempio . La forma che la luce prende nella nostra vita quando si esprime attraverso lanterne nella notte , piccoli riflessi di specchietti , pezzetti di carta stagnola che si muovono nel vento : ecco questo diventa importante nella mia ricerca artistica . Perché le forme luminose che sento più vicine sono quelle meno intense che si articolano per trasparenza , attraverso un materiale che ce le edita o che la riflette in modo evocativo . La luce è un tema centrale nella mia ricerca e , aver compiuto studi di filosofia orientale , mi ha dato l ’ opportunità di approfondire altre narrazioni mitologiche e filosofiche , mi ha portato a capire quanto questo tema sia importante .
Ci racconti … ( sorride ) Mi ha sempre sorpreso constatare che la riflessione sulla luce è connessa a quella sul calore . La luce ha a che fare tipicamente con il fuoco e , soprattutto nelle culture indoeuropee , è qualcosa che introduce l ’ elemento vitale , legato appunto al calore , ma anche l ’ elemento distruttivo - il fuoco che distrugge in maniera purificatrice . Tutti i rituali importanti del culto vedico passano attraverso il fuoco e tuttora , quando si entra nei templi per compiere un rituale di offerta alla divinità , il bramino fa passare la fiamma sotto al corpo e , prima di arrivare al sancta sanctorum , fa in modo che i devoti possano quasi toccare la fiamma con le mani . Questo accoppiamento luce-calore , fin dall ’ inizio del mio percorso , mi ha fatto riflettere su quanto sia stato importante il passaggio dall ’ illuminazione legata alla fiamma a quella della luce elettrica .
Vuol dire che c ’ è qualcosa legato alla luce che ci portiamo dietro senza rendercene conto ? Quando noi accendiamo la luce , con un interruttore o un telecomando , anche in maniera del tutto inconscia rimaniamo connessi a un gesto che per millenni ha fatto di questo rituale un momento centrale all ’ interno della giornata . La luce , legata al calore , ha sempre coinvolto sia la vista che il tatto ed è stata al centro di tantissime narrazioni , sia etiche che poetiche . Nel bellissimo testo scritto da Roberto Calasso sulla mitologia indiana , L ’ Ardore , questo ha a che fare proprio con il dio del fuoco Agni che ha la stessa radice del latino Ignis , fuoco appunto . Ci fa riflettere , oggi , su quanto la luce come calore , ovvero ardore , sia all ’ origine dell ’ addomesticamento dell ’ ignoto . L ’ aver sperimentato , per la prima volta , in maniera fisica e reale , il buio dello spazio in cui i corpi luminosi si muovono , il terrore di veder tramontare il sole e di sentire il freddo insieme al buio , ecco sono cose che fanno parte del nostro DNA . In maniera più o meno consapevole , tutti i miei progetti con la luce partono da una riflessione su queste infinite tracce riconducibili all ’ interno del percorso , straordinario , di millenni di interazione dell ’ uomo con il fenomeno luminoso .
E cosa ci insegna invece la filosofia ? Sappiamo bene come Platone avesse immaginato il rapporto dell ’ uomo e della coscienza , con la vita proprio attraverso il riflesso , l ’ ombra nella caverna . E questo è qualcosa che non mi ha mai lasciato . Anche quando , soprattutto all ’ inizio del mio percorso autoriale , ho preferito avvalermi della dimensione ludica . Penso alla collezione Milano-Venezia di Artemide del 1990 che , in realtà , nasce da una lampada presentata alla galleria di Antonia Jannone l ’ anno prima . Si chiamava Children ’ s Corner e partiva dalle composizioni di Claude Debussy , un gesto ludico connesso al vetro muranese , il più articolato e colorato del mondo . Ernesto Gismondi la volle riallestita in Artemide e diede poi origine alla collezione , a lampade come Ina , Efesto e Giocasta che delle tre è la più famosa . Tutti giochi che utilizzavano varie dimensioni cromatiche del vetro con delle forme vagamente organiche , come bulbi colorati . È stato l ’ elemento ludicocromatico , legato alla meraviglia nell ’ accezione più semplice , l ’ inizio della mia ricerca sulla luce .
Anche l ’ ombra la affascina ? Sì , soprattutto quando ho potuto avvicinarmi al Teatro delle ombre che è qualcosa di realmente
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