sulla qualità . Dobbiamo anche svolgere un lavoro importante nei confronti della committenza e del legislatore nazionale e locale . Se ad esempio vogliamo che il progetto di illuminazione di una scuola sia asseverato da uno specialista , un lighting designer , occorre svolgere un lavoro di lobby . Occorre essere presenti là dove si decide , sui tavoli giusti , sia del legislatore che del normatore ”. Insomma , il lavoro da fare per il neo-presidente non manca . E non risparmia frecciate a certi ambienti . “ Ancora oggi la luce è vista unicamente come occasione di risparmio energetico . Un approccio superato , culturalmente sbagliato , che purtroppo è ancora molto presente sia nei progettisti che nelle aziende produttrici . Perché , diciamolo , il mercato l ’ hanno in mano loro , i costruttori . Se vogliamo , come si dice , alzare l ’ asticella , giocoforza saranno gli stessi costruttori a seguire coloro i quali puntano a elevare la qualità del progetto illuminotecnico . Un processo faticoso , certo , perché la nostra è una sfida , che impone un cambiamento tecnico e culturale ”. Un altro punto programmatico del mandato triennale del presidente APIL è anche questo : operare un cambiamento tecnico e culturale . Da dove cominciare ? Attraverso quali strumenti ? “ Serve un programma di istruzione permanente . Serve prima di tutto a noi lighting designer : l ’ upgrade va fatto anche tra i nostri iscritti . Perché ci sono colleghi , ad esempio , che progettano bene l ’ illuminazione di un impianto sportivo , ma non maturano esperienze nel campo della progettazione dei musei . Divulgare il progetto illuminotecnico non è cosa facile . In questa operazione non avremo tutti dalla nostra parte . Ci sono aziende che non ci amano , perché nel processo di progettazione il nostro lavoro si inserisce nel rapporto tra committenza e costruttori . Siamo di fronte , da anni , a un immobilismo che si traduce in scarsa innovazione tecnologica . Oggi la maggior parte dell ’ offerta non risponde alle nuove esigenze di mercato . E a molti questa situazione sta bene così . Se invece proviamo a rompere questa incrostazione , forse riusciamo nell ’ intento di inserire nella progettazione illuminotecnica un pensiero critico , che il professionista generico ha dimostrato di non possedere . Perché , non c ’ è nulla da fare , occorre riconoscere la specificità della competenza . Non possiamo assistere indifferenti al fatto che la formazione consista in un breve stage di un paio di giorni in un ’ azienda . Questa non può essere definita tale . Serve educare a partire dalle basi scientifiche . Essere lighting designer significa possedere conoscenze scientifiche , seguire un master , fare esperienza nelle aziende e praticantato negli studi . Cosa quest ’ ultima che è venuta a mancare . Una volta si faceva , eccome . Perché per formarsi serve lavorare fianco a fianco con i progettisti della luce ”. Un altro fronte , difficile da affrontare , riguarda il rapporto tra la figura del lighting designer e le punte avanzate del mondo dell ’ architettura , che lavorano sulle grandi commesse in tutto il mondo . “ Purtroppo , con noi questo mondo dialoga poco . Gli studi di progettazione si rivolgono direttamente alle aziende , anche per gelosia professionale . E a ben vedere non sempre gli esiti sono positivi . L ’ architetto di grido fa architettura , la maggior parte di loro si disinteressa della luce artificiale . Il grande studio di progettazione tende poi a fare tutto in casa . Su questo fronte non abbiamo molte chance di intervento . È la committenza che fa e deve fare la differenza . Il nostro lavoro presuppone forti competenze specifiche , che non può avere chi fa un altro mestiere . Da molti purtroppo siamo visti come dei concorrenti . Queste cose vanno dette , se vogliamo essere intellettualmente onesti . Ci sono comunque anche aspetti positivi che hanno interessato in questi ultimi anni il nostro settore . Personalmente , con Maurizio Rossi al Politecnico di Milano sono impegnato a far crescere le nuove leve dei professionisti della luce . In questi anni , in 18 edizioni di master sono stati formati circa 500 studenti . Diversi di loro ora lavorano nelle aziende , altri in proprio , altri ancora negli studi di progettazione . È anche così che si riesce a far emergere il senso critico nell ’ approccio progettuale . È così che possiamo ampliare la base degli specialisti e avere in breve tempo un certo numero di lighting designer sparsi in tutt ’ Italia . Per moralizzare il mercato abbiamo bisogno di più esperti della luce , formati e certificati nel modo adeguato ”. L ’ ultimo tema che Palladino affronta riguarda un aspetto disciplinare : la complessità della progettazione illuminotecnica . “ Progettare la luce è difficilissimo , in quanto è materia oggettivamente complessa . E come tutte le cose complesse , è soggetta a banalizzazione . Spesso accade che sia lo stesso distributore a progettare , utilizzando software gratuiti che consentono di ottenere output che nulla hanno a che vedere con il design della luce : metodologie che non contemplano in alcun modo l ’ aspetto percettivo legato alla progettazione dell ’ illuminazione . E in materia di percezione le variabili sono numerosissime , per cui è impossibile affidarsi esclusivamente ai parametri numerici e / o alla modellistica . Inoltre , la percezione della luce dipende da molteplici fattori , perché la percezione è governata da complessi fenomeni fisiologici e psicologici . I processi visivi non obbediscono a leggi lineari , e conseguentemente la modellistica non riesce a fornire previsioni attendibili . In definitiva , dobbiamo lavorare per sviluppare le competenze tecniche e culturali dei nostri professionisti . Aggiungo infine che non basta progettare , occorre anche sapere come fare per far durare nel tempo un sistema d ’ illuminazione . Per arrivare a questo risultato servono competenze scientifiche , doti che in questi ultimi anni hanno subìto un forte impoverimento ”.
The lighting designer , a difficult profession
Pietro Palladino , APIL ’ s newly-appointed president , speaks . He aims to enhance the association through the training and expansion of its membership base , in the name of quality projects and products
Accreditation of certification , training and expansion of the membership base are the main points of the programme that Pietro Palladino , APIL ’ s new president , intends to implement , now that he is at the helm of the association of Italian lighting professionals . These three objectives are not easy to achieve , but they certainly represent the main issues to be resolved in order to increase the quality of the profession and of the lighting product . Furthermore , to give full dignity to a profession that is still little understood by most of the clients , builders , designers and distributors . So , this is the challenging task that the professor in lighting design at the Milan Polytechnic has decided to deal with , as the problems are there and have been there for years and their solution should no longer be put off . “ We must make it clear to all those who work in this sector that our work means quality of life and living . That our activity represents an added value , which we make available to the end user , to our professional colleagues and to the world of production .” Palladino , who also teaches in the Lighting Design & Technology specializing master at the same University in Milan , knows very well that it is also necessary to work to raise the moral standards of the life of the sector , which is polluted by relationships that are not really oriented towards the enhancement of the skills and of the final quality of the product . “ For too long , we have been witnessing a reversal of roles . We quite often see the lighting design project carried out by unspecialized professionals or by manufacturers , and even by distributors and point-of-sale staff . This represents not only a debasement of our
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