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¶ ASSOCIAZIONI

Lighting designer , un mestiere difficile

Parla Pietro Palladino , neo-presidente di APIL , che punta a valorizzare l ’ associazione attraverso la formazione e l ’ allargamento della base associativa . Nel segno della qualità del progetto e del prodotto
di Pietro Mezzi

C ertificazione , formazione e allargamento della base associativa . Sono questi i punti centrali del programma che Pietro Palladino , neo-presidente di APIL , intende attuare ora che è alla guida dell ’ associazione dei professionisti italiani che operano nel campo della luce . Tre obiettivi non facili da centrare , ma che sicuramente rappresentano i principali nodi da sciogliere per accrescere la qualità della professione e del prodotto illuminotecnico . E anche per dare dignità piena a un mestiere ancora oggi poco compreso dai più : committenti , costruttori , progettisti , distributori . Un compito impegnativo , quello che si è posto il docente del Politecnico di Milano , dove insegna progettazione illuminotecnica , perché i problemi ci sono e sono lì da anni e la loro soluzione non è più rinviabile . “ Dobbiamo far capire a tutti coloro i quali operano in questo settore che il nostro lavoro significa qualità del vivere e dell ’ abitare . Che la nostra attività rappresenta un valore aggiunto , che mettiamo a disposizione dell ’ utente finale , dei colleghi professionisti e del mondo della produzione ”. Palladino , che insegna anche al master di Lighting Design & Technology , sempre nell ’ ateneo milanese , sa molto bene che occorre anche lavorare per moralizzare la vita del settore , inquinato da relazioni non proprio orientate alla valorizzazione delle competenze e alla qualità finale del prodotto . “ Da troppo tempo assistiamo a un rovesciamento dei ruoli : spesso , molto spesso , la progettazione illuminotecnica viene svolta da professionisti generici , dalle aziende produttrici , addirittura dai distributori e dal personale dei punti vendita . Questo rappresenta lo svilimento della nostra professione , ma anche della materia illuminotecnica quale prodotto tecnicoscientifico . Se vogliamo far crescere la qualità complessiva della professionalità in materia di progettazione della luce , occorre cambiare registro . Un tentativo che dobbiamo avviare noi . Non possiamo delegare ad altri un compito che ci spetta per definizione . Su molti progetti il nostro contributo è indispensabile , imprescindibile direi ”. In questo compito il numero uno di APIL sarà aiutato da un consiglio direttivo composto da colleghi di esperienza : nell ’ assemblea di novembre , infatti , gli associati hanno delegato Giovanni Albertin , Paolino Batani , Ivano Bressan , Silvia Perego , Giacomo Rossi e Francesca Storaro a sostenere l ’ azione del neo-presidente . Sempre in quell ’ occasione , i soci , una quarantina in totale , hanno anche provveduto ad apportare alcune modifiche allo statuto esistente . “ Piccole modifiche , in realtà . Oltre alla

Photo © Morits Hillebrand durata dell ’ associazione , abbiamo previsto la presenza della figura dei soci sostenitori . Passaggi necessari per ogni associazione che vuole durare nel tempo , e per noi obbligatori in quanto , grazie alla Legge quadro delle arti e delle professioni , siamo un ’ associazione riconosciuta dal ministero . Non si tratta di un riconoscimento formale , se solo pensiamo al fatto che i bandi di progettazione richiedono che il professionista debba essere iscritto a un ordine o un ’ associazione riconosciuta ”. Un obbligo di legge , nei fatti , poco rispettato . “ Purtroppo è così . Dobbiamo lavorare anche in direzione della pubblica amministrazione , affinché nei bandi di gara , almeno quelli più impegnativi , si faccia esplicito ricorso a questo obbligo normativo . Ma per riuscire a dialogare con gli enti locali dobbiamo avere una maggior presenza sul territorio ”. Uno dei temi al centro dell ’ attenzione del presidente , che è anche consulente della Veneranda Fabbrica del Duomo , è la certificazione dell ’ attività professionale dei lighting designer . “ Una leva da utilizzare è la certificazione dell ’ attività del progettista della luce , che potrebbe avvenire in vari modi : per curricula , per opere realizzate , con esami specifici scritti e orali . Per i lighting designer che aderiscono ad APIL c ’ è all ’ orizzonte l ’ introduzione della certificazione dei professionisti della luce ; per farlo dobbiamo attivare protocolli e procedure . Sarà lunga , ma ci arriveremo . In realtà non inventiamo nulla . La statunitense IALD , l ’ International Association of Lighting Designers , ha un proprio protocollo di certificazione piuttosto complesso ( a oggi solo due italiane ne sono iscritte : Cinzia Ferrara e Francesca Storaro ; nda ), a significare la serietà di approccio . Non basta insomma una certificazione qualsiasi , perché non aiuta a migliorare la qualità del progetto e delle opere . Ma se vogliamo procedere in questa direzione , i lighting designer devono essere presenti sul territorio . Se oggi , per ipotesi , si decidesse che a progettare determinate opere fossero solo i progettisti della luce , i primi a entrare in difficoltà saremmo noi , perché siamo ancora pochi ”. Ogni presidente che si rispetti , nelle sue dichiarazioni programmatiche , afferma che intende allargare la base associativa . È così anche per APIL ? “ Sì certo , ma senza esagerare . Il progetto illuminotecnico si misura non sulla quantità , ma
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