sono stato chiamato in Belgio dalla Academy
of Sadhana per ricostruire e realizzare
l’Ultima Cena dal vero. Hanno chiamato
Dante Ferretti per l’impianto scenografico
e me per illuminarlo.
Il progetto è incentrato su una sola inquadratura
che, partendo da fuori le finestre e svelando
un paesaggio, pian piano entra in un ambiente,
scoprendo una stanza vuota. Poi inizieranno
a vedersi gli apostoli. Inizialmente il centro
della composizione è vuoto e gli apostoli
attendono Gesù, che entrando successivamente
si pone al centro compiendo l’atto della
benedizione. Il tutto durerà alcuni minuti.
32
LUCE 329 / LANTERNA MAGICA
Saranno anche realizzati i ritratti degli apostoli
e il progetto andrà in molti musei del mondo.
Sono felice di questo progetto che si sta
concretizzando attraverso questa forma
inedita... pian piano si sta completando.
Quest’opera sul Cenacolo, dalla sua descrizione
penso abbia una forte impostazione teatrale.
Oltre al cinema lei ha collaborato con Luca
Ronconi nella mirabolante versione televisiva
dell’Orlando Furioso, un lavoro che ha segnato
un’epoca, in Italia e non solo. Come nacque
quell’esperienza?
Fu lo scenografo Pier Luigi Pizzi a chiamarmi,
Luca era timidissimo… Avevano entrambi visto
Il conformista di Bernardo Bertolucci. Questo
progetto giunse in un momento perfetto, in
cui sentivo istintivamente il bisogno di mixare
ciò che avevo acquisito sul set cinematografico
al teatro. Luca mi spiegò la sua visione
recitandomi a memoria l’Orlando, e io cercai di
captare il suo concetto preparando i movimenti
della macchina da ripresa in un modo inedito,
che non ha niente a che vedere con la
naturalezza, ma tutto attraverso l’invenzione e
l’immaginazione. Ne fui inizialmente spiazzato!
Ma questo spiazzamento mi fece compiere un
salto. Compresi che nella messa in scena teatrale
rielaborata e tradotta in versione televisiva,
la luce doveva ancor più muoversi ed essere
dinamica. Si trattò di ricreare un mondo onirico
girato in interni; le riprese furono effettuate
nel Palazzo Farnese di Caprarola, nelle Terme di
Caracalla e nei teatri di Cinecittà, attraverso una
messa in scena che riecheggiava la tradizione
pittorica e architettonica rinascimentale. I
luoghi e gli ambienti erano intrisi di un realismo
magico che, come nella versione teatrale
di Spoleto, mostrava le macchinerie sceniche
e i segreti che consentivano i lunghi percorsi, le
fughe prospettiche e i movimenti all’interno dei
suggestivi ambienti, tali da creare inseguimenti,
fughe, e descrivere le gesta di Angelica,
dei paladini e dei saraceni loro avversari.
Un film interamente girato su un set “reale”,
ma non solo?
Dar luce e muoversi in quegli spazi con la
macchina da ripresa attraverso l’infilata di
stanze affrescate, lungo le volte dei sotterranei
inondati, salire lungo la scala elicoidale fino
alle soffitte abbandonate, dovermi rapportare
a impedimenti, filtri e interferenze date
dall’architettura, mi aiutò a completare il mio
linguaggio espressivo. Ronconi mi declamava
come immaginava i quadri visivi e io dal canto
mio proponevo delle soluzioni. Ho avuto la
fortuna di lavorare con un gruppo di attori
straordinari e disponibilissimi, tra cui Massimo
Foschi, Mariangela Melato, Luigi Diberti, Ottavia
Piccolo, Edmonda Aldini, Michele Placido, ecc.
Li pregai di provare per me, consentendomi
di preparare e calibrare i movimenti della
macchina da ripresa, per poi proporre a Luca le
mie soluzioni, ma non sempre andavano bene!
E Luca mi rispiegava tutto! Il senso delle parole,
la poetica, e dovevo ritradurre tutto attraverso
le sue visioni. “Ho sbagliato, scusate!”, dicevo
sul set agli attori, e ricominciavo da capo,
fin che Luca mi dava l’ok. Capii quanto dovevo
mettermi completamente a disposizione
per arrivare a quel risultato! E ancora una
volta mi ricollego ad Albert Einstein e alla sua
affermazione “L’immaginazione a volte è più
importante della conoscenza”. Un pensiero
per me scioccante!
È stata un’esperienza e una scuola
straordinaria, mi è dispiaciuto soltanto
non poterla completare, perché era stata
preorganizzata dalla produzione esecutiva
in un modo non così complesso come Luca
aveva immaginato e fu necessario un tempo
di lavorazione molto più lungo. Girai circa 2/3
delle riprese e dovetti partire per iniziare
Ultimo Tango a Parigi; il lavoro fu completato
da Arturo Zavattini. Fu un progetto molto
complesso, ma aveva ragione Luca!