¶ INCONTRI
Fidia, Platone,
Aristotele
avranno mai
visto l’Acropoli
di notte?
Incontro con
Libero Corrieri
di Silvano Oldani
H
o rivisto l’architetto Libero Corrieri
in occasione di una mostra a Palazzo
Reale di Milano, sede, negli anni
Novanta, anche degli uffici della
Soprintendenza per i Beni Architettonici
e Paesaggistici di Milano (dal 2007 nella nuova
sede del maestoso Palazzo Arese – Litta,
in corso Magenta). In quelle grandi stanze
al primo piano di piazza Duomo, mi recavo
quasi settimanalmente per riunioni o per
sottoporre progetti e varianti che riguardavano
l’illuminazione architettonica di palazzi storici,
basiliche, piazze, monumenti, o quartieri
come Brera e le 5 Vie, a cura di prestigiosi
lighting designer, con la collaborazione
di paesaggisti e storici dell’arte, su incarico
di AEM, oggi A2A. Illuminazione che in quegli
anni accendeva interesse e grandi dibattiti
che coinvolgevano l’intera città.
Parlare subito di illuminazione con Libero
Corrieri è stato come un tuffo nel passato
di un dibattito, sempre d’attualità, tra luce
funzionale e architetturale, quest’ultima
col delicato compito di restituire forme
e percezione estetica alle opere
architettoniche o monumentali in modo
da goderne anche la sera.
Architetto Corrieri, il suo parere su questo tema
a distanza di tanti anni dai nostri periodici
incontri e sopraluoghi notturni per Milano?
Una premessa: fino alla seconda metà
dell’Ottocento le città avevano solo
un’illuminazione funzionale, per cui per secoli
le architetture che oggi vogliamo illuminare
godevano solo del riverbero occasionale di tale
illuminazione. La luce della Luna caratterizzava
le visioni notturne delle nostre architetture
e dei nostri monumenti, che Goethe e Stendhal
e tutti gli architetti del Grand Tour poterono
vedere di giorno, ai quali, certamente,
non sfuggì il fascino della peno