P
alazzo Vecchio è uno dei simboli
universalmente riconosciuti della città
di Firenze. Ma, per i fiorentini, l’edificio
è foriero di storie e significati più profondi,
che i forestieri non sempre sono in grado
di comprendere fino in fondo. Al suo interno
si trovano spazi e opere d’arte di inestimabile
valore e “il Palazzo del popolo e del governo”
– come lo ha descritto l’architetto fiorentino
Alfredo Lenzi – è ancora tale: è aperto al
pubblico (anche grazie al progetto “Spalancare
le porte di Palazzo Vecchio”, portato avanti
negli ultimi anni) ed è sede del Comune.
Al suo interno si trova il Salone dei Cinquecento,
lo spazio creato dal Cronaca per volere di
Girolamo Savonarola per ospitare in sessioni
di 500 “netti di specchio” i cittadini che
prendevano parte al governo della Repubblica,
poi definito nel suo aspetto attuale
dall’intervento di Giorgio Vasari su commissione
di Cosimo I de’ Medici. La sala rettangolare
conserva ancora il ricco apparato decorativo
voluto dal Duca. Il lato sud è dotato di nicchie
con statue romane originali, il lato opposto
– la Tribuna dell’Udienza, che ospitava in origine
il trono di Cosimo I – è impreziosito dalle statue
dei Papi Medicei e dipinti su ardesia. I lati lunghi
sono affrescati con le più importanti battaglie
che hanno segnato il dominio di Firenze sul
territorio, mentre, lungo le pareti, sono
posizionate 6 statue delle fatiche di Ercole
e il genio della Vittoria di Michelangelo.
Sul soffitto, 39 pannelli dipinti da Vasari
PRIMA / BEFORE
26
LUCE 321 / SPECIALE SALONE DEI CINQUECENTO
e dalla sua bottega raccontano importanti
episodi della vita di Cosimo I e sono fissati
sul tetto a capriate lignee attraverso imponenti
cornici dorate. Il Salone dei Cinquecento è oggi
utilizzato in tantissime occasioni: i responsabili
di Palazzo Vecchio dichiarano che non passa
giorno senza che qui si svolga almeno un evento!
Cene di gala, conferenze, concerti, visite
culturali… La grande varietà di destinazione
d’uso, unita all’importanza intrinseca dello
spazio, richiedeva la realizzazione di un nuovo
sistema di illuminazione che potesse rendere
giustizia al suo patrimonio storico-culturale,
tenendo conto della sua polifunzionalità.
Anni di studio preliminare, di misurazioni e
simulazioni sul campo, di riunioni e concertazioni
hanno portato oggi alla “nuova luce” del Salone.
La progettazione illuminotecnica ha visto
coinvolti diversi attori: il Dipartimento di
Ingegneria Industriale dell’Università di Firenze,
nella figura della professoressa Carla Balocco
come responsabile scientifico, SILFIspa (referente
architetto Claudio Vallario) e l’azienda Targetti
Sankey SpA (referente l’architetto Stefania
Galanti). I professionisti, dotati di competenze
molto diverse, sono stati in grado di collaborare
e concertarsi in armonia. Come ha ben detto
la professoressa Balocco: “L’innovazione sta
nel vero contenuto informativo del progetto,
nell’innovazione delle impressionanti tecnologie
applicate, nella rottura delle aspettative
tradizionali e progettuali prodotta proprio
dall’approccio metodologico integrato
che abbiamo messo a punto, nella modularità
e reversibilità delle soluzioni, ma soprattutto
nel ‘sovrappiù di senso’, nel processo semiosico
informativo tracciato dalla luce, ovvero
nell’apertura al senso comune, alla cultura
comunicativa che solo la luce se ben progettata
è in grado di fornire, perché suggerisce qualcosa
di più e talora quasi il contrario di quello che
in primo acchito era sembrato dire/comunicare”.
Giorgio Caselli
responsabile Servizio Belle Arti e Fabbrica
di Palazzo Vecchio
Qual è l’importanza di uno spazio come
il Salone dei Cinquecento per la città di Firenze?
Quali sono state le ragioni che hanno portato
alla riprogettazione dell’illuminazione per
il Salone dei Cinquecento?
Il Salone dei Cinquecento ha un’importanza
fondamentale all’interno di Palazzo Vecchio e
questo ha una rilevanza sostanziale per la città di
Firenze. Il progetto per una nuova illuminazione
è partito nel 2011, quando l’amministrazione
Renzi decise di aprire il palazzo al pubblico
riconducendolo al suo utilizzo storico come parte
di un programma culturale più ampio, per altro
ancora in fase di realizzazione. Fino al quel
momento il percorso era quello strutturato
all’inizio del ‘900 da Alfredo Lenzi, che aveva
scelto di aprire un piccolo nucleo museale
all’interno dei così detti Quartieri Nobili.
Il nuovo programma di visita tenta di restituire