LOGISTICA E TRASPORTI Aprile/Maggio 2022 | Page 38

ATTUALITÀ
zata , più evoluta e redditizia , è in mano alla taiwanese TMSC , leader del mercato globale , che ha dunque poco interesse a servire il settore automotive dove si richiede soprattutto la tecnologia sopra i 28 nanometri .
Le contromisure europee per una produzione autonoma Secondo recenti analisi la ripresa economica post pandemia acuta , tirata in particolare dall ’ elettronica di consumo , porterà nel 2022 il mercato dei chip a un ’ ulteriore crescita dal 10 al 20 %. Purtroppo , se la domanda aumenta l ’ offerta è destinata a latitare , almeno per tutto il 2022 . Infatti , i tempi per ridisegnare un nuovo processo di fornitura sono lunghi ( 18-24 mesi per i chip ), così come l ’ aumento della capacità produttiva di una fabbrica di semiconduttori ( 12-18 mesi ) o la realizzazione ex novo di una nuova fabbrica ( 2-3 anni ). Non bastasse , gli investimenti richiesti per aumentare la capacità produttiva di chip sono enormi : intorno ai 40 miliardi , per un incremento tra il 5 e il 10 %. Considerando tutti i fattori sopra elencati , l ’ 8 febbraio scorso la Commissione Europea ha presentato il “ Chips act ”, il più
ampio programma di sussidi mai destinato a un settore industriale : una serie di misure legislative , regolamentari e finanziarie per favorire la produzione di semiconduttori e processori dell ’ UE , con l ’ obiettivo di fare salire la quota europea della produzione globale di microprocessori dal 9 al 20 %. Grazie a un ’ ingente mobilitazione di fondi - oltre 40 miliardi di euro - l ’ Europa cerca così di rispondere a una carenza globale che sta penalizzando molti settori produttivi e in particolare quello dell ’ automotive . Il piano di finanziamento dell ’ industria dei chip elaborato dalla Commissione Europea si pone l ’ obiettivo di raddoppiare la produzione interna di semiconduttori entro il 2030 , prevedendo 10 miliardi di investimenti diretti e 35 miliardi tra fondi privati e di ricerca . Il pacchetto di norme è fondamentale nella strategia geopolitica dell ’ Unione Europea , anzitutto per aumentare la propria autonomia rispetto ai fornitori asiatici e rafforzare il mercato interno , evitando il rischio di future carenze di materiali come quella derivante dalla crisi logistica globale innestata dal Covid-19 . Si agirà quindi per ridurre la dipendenza dal blocco dei produttori esteri , finanziare la ricerca e allentare le restrizioni sugli aiuti di Stato , dando alla Commissione la possibilità di controllare le esportazioni . Riassumendo i principali dettagli , tramite il “ Chips act ” si creeranno grandi impianti di produzione ma sostenendo al contempo le startup e le piccole aziende grazie a un fondo dedicato di 2 miliardi di euro . Ben 11 miliardi di euro saranno investiti per rafforzare ricerca , sviluppo e innovazione , stimolando la creazione di semiconduttori di nuova generazione , di linee pilota per realizzare prototipi , test e sperimentare nuovi dispositivi , formare il personale e sviluppare una comprensione approfondita dell ’ ecosistema dei semiconduttori e di tutta la filiera produttiva . È previsto un meccanismo di coordinamento tra i Paesi membri e la Commissione per monitorare l ’ approvvigionamento dei semiconduttori , valutare la domanda e prevenire eventuali carenze . Un pacchetto di strumenti di emergenza sarà immediatamente utilizzabile in caso di necessità per assicurare una reazione immediata e comune . L ’ occasione di potere accedere al corposo piano d ’ investimento sta per essere sfruttata anche da alcune grandi aziende . Come Intel , che si è mossa in anticipo annunciando l ’ intenzione di costruire 8 impianti per la produzione di chip in Europa . L ’ azienda ha anche stanziato un fondo da 1 miliardo per creare un ecosistema legato alle fonderie di chip , cioè
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