Libretto venezia PRP Venezia 2a edizione | Page 28
determinata caratteristica, ma geneticamente molto diversi
tra loro 23) .
Questa consuetudine rimase anche nel Medioevo, quan-
do con l’appellativo di Schiave si era soliti indicare vitigni a
volte molto dissimili, ma allevati nello stesso modo o con la
stessa origine geografica. La stessa cosa si può dire delle Ver-
nacce, un gruppo di varietà considerate autoctone di vari luo-
ghi, o dei Trebbiani, originari della campagna Trebulana, vici-
no a Capua.
I documenti medioevali distinguevano i vini soprattutto
dalle caratteristiche organolettiche (colore, sapore, stadio
d’invecchiamento ecc.), anche se esistevano delle differen-
ziazioni qualitative legate alla zona di produzione, alla forma
di allevamento e ai vitigni impiegati (autoctoni o forestieri).
La classificazione più diffusa a quel tempo nelle zone
viticole venete era quella che distingueva i vini de monte
(bianchi ed alcolici) dai vini de plano (rossi). Tuttavia, dalla
fine del XIV secolo, assieme ai vini greci ed adriatici (Ribolle
e vini marchigiani), è nominata anche la Schiava. Questa
denominazione veniva spesso completata con l’origine geo-
grafica del vigneto (Vinum Sclavum de Gambellara) 24) .
Prima della conquista di Treviso, la città di Venezia
aveva normalmente acquistato vino dalla terraferma, soprat-
tutto dal Trevigiano, ma il vino bevuto dai nobili non era
certamente quello che veniva consumato dal popolino. Per
i ceti più bassi della popolazione si importavano, infatti,
vini di qualità scadente, perlopiù allungati con acqua o di
scarsa gradazione alcolica: era il cosiddetto “vinello” o
“acquarolo” (primaque), che veniva tuttavia bevuto in gran-
de quantità.
23) Cfr. Scienza A. - Failla O., La circolazione, p. 194.
24) Cfr. Scienza A. - Failla O., ib., p. 194.
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