LIBERAMENTELIBRANDO Lettere ai "cattivi". | Page 8
Prefazione
Il vocabolo italiano cattivo, con il quale si suole indicare una
persona malvagia, secondo i più deriverebbe dall’espressione del
latino medioevale (cristiano) CAPTIVUS DIABOLI (= prigioniero
del diavolo).
Con essa, quindi, si intendeva sottolineare che chi agiva in
maniera non retta e non buona lo faceva perché era sotto l’influsso o il dominio del diavolo.
Con il tempo il sostantivo DIABOLI cominciò a essere sottinteso, perché l’aggettivo CAPTIVUS (e in seguito CATTIVU > CATTIVO),
anche se usato da solo, veniva inteso correttamente da tutti.
Ciò fece sì che il vocabolo, oltre a essere impiegato come
aggettivo (cattivi pensieri; uomo cattivo), venisse usato anche
come sostantivo (i cattivi sono ovunque).
E fin qui la storia del vocabolo. Ma, per quanto concerne la
cosiddetta cattiveria, la quale viene attribuita a determinati individui poco raccomandabili, chi può dire che essa non sia, in
molti casi, il frutto di giudizi sommari e sbrigativi che vengono
formulati su persone che agiscono o hanno agito in maniera non
conforme a una morale e un MODUS VIVENDI codificati a immagine e somiglianza di un certo tipo di società? E chi può ritenere infallibile, con assoluta certezza, un giudizio formulato da altri
(del passato e del presente) intorno a degli individui che avrebbero agito o agirebbero in maniera discutibile?
Chi erano e chi sono, in realtà, i cosiddetti “cattivi” a cui sono
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