LIBERAMENTELIBRANDO La licenza | Page 16

Molte persone, per non morire di fame, erano costrette ad abbandonare casa e famiglia e partivano per l’America o per la Francia, il Belgio, la Svizzera e la Germania, che richiamavano a migliaia tutti i poveri Cristi del mondo con la promessa di pane sicuro e di una futura agiatezza. In un simile stato di cose era pressoché impossibile vivere; anche per chi, come lui, aveva tra le mani un mestiere buono. Tra chi restava, nessuno era in grado di pagare un qualsivoglia servizio. Se a questo poi si aggiungeva la carognata che gli avevano fatto, Sistino non aveva motivo di stare allegro e tranquillo. Infatti, dopo la partaccia che aveva fatto in Comune a don Mimì e agli altri, nessuno – o per paura di veder finire il nome suo sul libro nero del sindaco, o per rappresaglia – era andato più da lui nemmeno per farsi riattaccare un bottone. Di conseguenza lui, che aveva una famiglia, pur di non darla vinta alla sguazzonaglia1 che stava in paese; pur di non umiliarsi, facendo un vergognoso atto di sottomissione a una manica di lazzaroni; pur di non abbassarsi a implorare il perdono e la cessazione di quell’assurdo e incivile comportamento, aveva deciso di emigrare, in attesa di tempi migliori. I figli suoi dovevano pur mangiare. Ottenuto per mezzo del cugino Enio, da tempo trasferitosi in Belgio, un lavoro, prese la valigia e partì. Restò fuori per quasi tre anni, e in quel periodo aveva dovuto ingoiare dei rospi così! Ah!... quante ne aveva passate! Alla fine però era tornato a casa, spinto sia dal desiderio di trovare un lavoro sicuro che gli consentisse 1 - All’accozzaglia di furfanti. 15