LIBERAMENTELIBRANDO "I carbonari della montagna" di Giovanni Verga. | Page 8

Prefazione Chiunque provi a leggere I carbonari della montagna, romanzo con cui il giovane Verga esordì nel panorama letterario italiano (all’età di circa 17 anni lo scrittore aveva composto un altro romanzo, rimasto però inedito: Amore e Patria), stenterà non poco a riconoscervi la mano dell’autore de I Malavoglia e del Mastro-Don Gesualdo. Infatti in esso sono profusi una tale verbosità, una tale oratoria patriottica di sapore romantico, così tanti colpi di scena e interventi diretti del narratore e un’ideologia talmente aderente a una mentalità da ancien régime, che verrebbe da pensare più a un provinciale e poco promettente scrittore di dozzinali romanzi d’appendice che all’iniziatore di un nuovo e importante indirizzo estetico della nostra prosa. Eppure non c’è dubbio che a scrivere I carbonari della montagna sia stato proprio il Verga. Ma si tratta di un Verga poco più che ventenne immerso in un ambiente culturale non certamente all’avanguardia, fervente ammiratore di Alexandre Dumas padre, di Francesco Domenico Guerrazzi e di Walter Scott (l’iniziatore del romanzo storico), nonché di autori catanesi quali Domenico Castorina e Antonino Abate. Quest’ultimo, in particolare, ebbe grande importanza nella formazione dello scrittore, in quanto fu suo maestro per circa dieci anni. 7