LIBERAMENTELIBRANDO "I carbonari della montagna" di Giovanni Verga. | Page 21

Il Livornese era autore di romanzi storici, ma, come scrive il Raya, “i suoi interessi più che storici, sono essenzialmente oratori e stilistici (l’amor di patria, l’anticlericalismo, l’espressione solenne e magari preziosa, le tinte cupe,...). Perciò... più che lo Scott, egli sente il Byron;” “I diversi toni della prosa Guerrazziana” prosegue il Raya, “privi come sono d’una profonda risonanza sentimentale e delle più elementari sfumature di trapasso, costituiscono... l’aspetto più irritante di questo scrittore...” e “tutta la sua opera... non è che compiacimento sonoro o mania tribunizia: retorica...”1 Di oratoria sfrenata, di insopportabile retorica sono piene le pagine de I carbonari della montagna. Eccone qualche esempio: “Dio solo sa se il mio cuore ha sofferto forse più di voi tutti al mirare questa nostra povera patria divisa e calpestata coll’insulto e il sogghigno del feroce soldato” dice Giustina di San Gottardo, rivolta al cugino Francesco;” e prosegue: “Ma io ho fidato in Dio che non può tanto aggravare il peso della sua collera su questo paese sì bello e sì sventurato! Fidatevi anche voi, cugino,... forse non è lontano l’ora in cui questi stranieri orgogliosi e feroci saranno costretti a ripassare le Alpi, in cui l’Italia tutta leverà un sol grido, e i suoi re dovranno finalmente sentire la voce del suo popolo” (p. 130) “... sappiate che le miserie dell’Italia ci hanno forzato ad abbracciare questi estremi deplorabili (è Francesco che parla a Giustina, e le spiega perché egli e molti altri abbiano abbracciato la causa della Carboneria). Si attendeva molto da un Genio Italiano, divenuto francese con un trattato; si sperava che Napoleone si ricorderebbe nella sua grandezza che un giorno l’Italia fu quella che lo vide nasce- 1 - G.Raya, Il romanzo, Milano,Vallardi 1950, pp.195-7. Cfr. anche C. Annoni, op.cit., p. 6. 20