La Pesca Mosca e Spinning April-May 2020 | Page 17

«La chiave per un buon lancio non è lo stile, ma la comprensione della fisica essenziale coinvolta» (Al Kyte & Gary Moran, Substance & Style, in «American Angler Magazine», 2000; Reprint Master Study Guide FFF/FFI, 2010) to, senza cogliere che il tailing loop capita solo ed esclusiva- mente a causa di un errore del lanciatore. E ancora, si posso- no leggere frasi come: «la coda che viaggia su un asse diverso da quello disegnato dal vettino», senza considerare che la co- da viaggia esattamente seguendo ciò che il vettino/vetta della canna fa. In poche parole, significa invertire la causa con l’ef- fetto. E non occorre scomodare Bruce Richards con il suo Six Steps Method per capire che se il vettino traccia delle traietto- rie errate e quindi la coda prende direzioni e oscillazioni erra- te, questi due elementi sono determinati solo ed esclusiva- mente da un errore di movimento del lanciatore, e che non si può realizzare di avere una «coda che viaggia» senza che ci sia ‘qualcuno’ che l’ha fatta viaggiare in una determinata ma- niera o in un’altra. La questione non è affatto di aver studiato o meno nella vita, e neppure di essere professori o meno. Si tratta di mettere al primo posto la passione per il lancio in tutte le sue forme, che inevitabilmente conduce ad approfondire, ad ampliare le pro- prie conoscenze e quindi prospettive. Fu proprio Roberto Pragliola, del quale ormai quasi di continuo si tracciano un’a- giografia mitica e le lodi in maniera del tutto acritica, senza poi andare a vedere davvero cosa avesse detto e cosa inten- desse dire quando faceva certe sue affermazioni anche forti o provocatorie, a sottolineare i problemi della pesca a mosca in Italia, quel suo ‘andazzo’. E appunto fu lo stesso Pragliola a dire di voler spingere e ‘provocare’ le nuove generazioni so- prattutto nel voler provare a pensare a qualcosa di diverso, in una maniera diversa. Da questo punto di vista mi sento for- tunato: faccio certamente parte di quelle generazioni che per Pragliola erano giovani, ma ho avuto la fortuna di essere com- pletamente indipendente e neutrale, quando coi suoi libri di lancio in mano o nello zaino, a quattordici anni, andavo sui prati e sul fiume ad esercitarmi. Non avendo mai fatto parte di scuole nelle quali lui fosse presente, mi sento libero nell’a- ver apprezzato ciò che ho visto, ma ho anche conservato la li- bertà di fare osservazioni su certi aspetti troppo dogmatici, per la verità non tanto suoi, ma di qualche adepto che le ave- va prese ‘un po’ troppo alla lettera’. Ma questa diversità della quale parlava Pragliola non si tradu- ce in un’affermazione di superiorità di un materiale su un al- tro, non si traduce e non si può tradurre in una svalutazione di tutto ciò che è ‘vario’ e ‘variegato’ ed esce da una certa or- todossia dottrinale. ‘Diverso’ non vuol dire rifiutare del tutto una tradizione e la sua relativa evoluzione, vuol dire al con- trario innestarsi su quella e, se si è davvero in grado, proporre qualcosa di interessante. Altrimenti si rischierebbe di cadere vittime proprio delle cose che si volevano evitare. Esistono poi quelli che hanno sviluppato varie forme di livore e rabbia nei confronti di tutto ciò che ignorano e non conoscono, se ne vedono spesso, soprattutto on line. Mi sono sempre inte- ressato a leggere sui social, da quando esistono, e prima in in- ternet e nei libri (li cito per ultimi ma sono in realtà i più im- portanti), quante più cose potessi. Mi sono appassionato alle code zero, uno e due, alla tre, alle canne corte e rigide e a quelle ‘normali’, ma anche a quelle più lunghe. Vengo dalla pesca a secca, la mia favorita, ma ho imparato ad amare an- che le selvagge soddisfazioni che lo streamer può regalare, ho approfondito e scritto, prima di altri in Italia (2009-2010), sul- lo Spey Casting e sono appassionato di diversi ecosistemi e ambienti di pesca, pur sempre mantenendo le mie preferenze e, soprattutto, provenienze. Appare pertanto necessario oggi, a mio avviso, rifare il punto. alcuni grandi del passato e del presente Per il compianto Mel Krieger l’azione di lancio è un movimen- to continuo e progressivo nel quale la forza si applica accele- rando gradualmente per culminare con un brusco cambio di velocità (lo stop), che se effettuato alla fine di un trascina- mento della vetta perfettamente rettilineo e con un arresto di essa appena sotto la retta che ha tracciato, produrrà un loop molto stretto. Per Lefty Kreh al contrario, l’accelerazione più è rapida e breve e più produrrà: velocità, potenza, distanza. I due concetti non sono affatto in antitesi, ma al contrario si in- tegrano, lasciando spazio tra loro a molti stili e approcci di- versi. Se pensiamo al cosiddetto ‘Rajeff Style’, non a caso defi- nito ‘stile’, e un attimo dopo al lancio 180°, per intendersi alla Paul Arden, noteremo che entrambi producono grandi di- stanze ma in maniere completamente diverse fra loro. Queste maniere non sono definibili ‘tecniche diverse’ in quanto esi- stono una serie di parametri ‘obbligati’ che entrambi eseguo- no alla perfezione; i punti dove i loro lanci differiscono sono invece quelli soggetti a variabilità e pertanto a questioni di ‘stile’. Questi stili a torto sono stati contrapposti e separati 2/2020 • MOSCA e SPINNING • 27