LA CIVETTA May 2019 | Page 41

arte e cultura

Di Ludovica Campione

È indubbio che il concetto pensato da David Pountney per questo Ballo abbia uno spiccato carattere di modernità, come di consueto per questo artista. L’uso dello spazio scenico è dinamico e sfrutta con intelligenza ed economia un apparato scenico massiccio ma mobile. La messinscena risulta essere un gioco alla visione per lo spettatore, che deve quindi confrontarsi con enormi strutture dal carattere metateatrale, costumi evocativi quando non decisamente ironici, e un uso coreografico del corpo del cantante. Sicuramente è questo il caso di Oscar, il giovane paggio del conte Riccardo, che qui prende vita brillantemente grazie a Julie Martin du Theil e si imprime sulla scena molto più di quanto lo facciano altri personaggi chiave come Ulrica e Renato, le cui performance vocali deludono. Indimenticabile la performance di Amelia (Mary Elizabeth Williams), forse l’unico personaggio che riesce a bucare totalmente la quarta parete e regalare al pubblico più di un freddo esercizio di stile. Il carattere metateatrale e ironico della messinscena, con Riccardo (Gwyn Hughes Jones) che sembra dirigere il suo stesso assassinio, lascia poco spazio ai sentimenti e non permette di apprezzare a pieno la magistrale esecuzione dell’orchestra.