LA CIVETTA May 2018 | Page 36

Ritornare in Italia per una breve visita dopo più di quattro mesi all’estero è sicuramente un’esperienza magnifica. Descrivere invece le circa dieci ore spese tra gli aeroporti di Bristol, Milano e Palermo per arrivare a destinazione, un po' meno. Penso sia difficile rendersi conto davvero di ciò che si è lasciato dietro, fino a quando non lo si ritrova. Mi riferisco in primo luogo all’affetto dei propri cari: poter riabbracciare chi mi è stato vicino in questo periodo, pur essendo fisicamente distante migliaia di chilometri, è qualcosa di veramente difficile da rendere con le parole. Non volendo tuttavia soffermarmi sull’aspetto sentimentale, vorrei passare brevemente in rassegna due delle cose che più mi sono mancate della mia Palermo e che sono stato più che felice di (ri)scoprire.

Il cibo

Argomento trito e ritrito, ma non nascondo l’emozione di poter tornare mangiare dopo mesi una pizza degna di questo nome. Non me ne vogliano i cari lettori inglesi, ma esiste un abisso culinario tra i costosissimi ristoranti (pseudo-) italiani all’estero e le loro controparti in Italia. Realtà che riconosce la quasi totalità degli emigrati italiani al di fuori dello stivale, ma che non vuole servire come pretesto per denigrare il cibo non-italiano. Tuttavia, è pur vero che non si può dire di aver davvero mangiato una pizza o una porzione di lasagne se non si è stati in Italia. Provare per credere. A questi si aggiungono le tante specialità regionali e locali, che nel mio caso si traducono in sfincione e arancine (femminile plurale, tipiche di Palermo. Da non confondere con gli arancini, diffusi in tutto il resto del Paese). Il primo ha la forma di una pizza rettangolare, sebbene la base dell’impasto sia più alta e morbida di una

DI: GIORGIO BAIAMONTE

RITORNO IN ITALIA

DOPO QUATTRO

MESi ALL'ESTERO

lifestyle

IMAGE SOURCES: GIORGIO BAIAMONTE