FRANCO LA TORRE
Nel pomeriggio del 25 maggio scorso, nell’ambito di una conferenza dal titolo “The fight against the mafia as part of the battle for democracy” (aula LR8 del n. 21 di Woodland Road), il Dipartimento di Italiano dell’Università di Bristol ha avuto l’onore di ospitare Franco La Torre, attivista con un’esperienza più che ventennale nei settori della cooperazione internazionale allo sviluppo, della pianificazione urbana, dello sviluppo sostenibile e della mobilitazione delle risorse, sia in Italia sia nel bacino del Mediterraneo, in Medio Oriente e in Africa, oltre che personalità di spicco nella lotta contro le mafie. L’evento è stato promosso, oltre che dal Dipartimento, anche dall’Italian Cultural Institute di Londra, di cui era presente il direttore Marco Delogu, e che si occupa della diffusione della cultura e della lingua italiana nel Regno Unito attraverso l’organizzazione di diversi tipi di eventi di grande interesse culturale.
La Torre, figlio del deputato e sindacalista Pio La Torre, è da sempre attivo sul fronte dell’antimafia: è stato Presidente della Consulta Antimafie della provincia di Roma, membro dell’Osservatorio Nazionale per la Legalità nel Settore delle Costruzioni, e del Comitato dei Garanti di SOS Impresa, un’associazione che si occupa di contrastare i fenomeni di racket ed estorsioni nei confronti di imprenditori, Presidente del FLARE European Network – Freedom Legality and Rights in Europe, e membro della Presidenza di Libera, organizzazione chiave nella lotta al crimine organizzato.
La conferenza si è articolata in un iniziale intervento di La Torre e in un successivo momento di conversazione con la professoressa Vera Castiglione, a cui sono seguite le domande del pubblico. L’attivista palermitano ha illustrato le ragioni alla base dell’affermazione sul territorio italiano e all’estero delle organizzazioni di stampo mafioso, con un excursus storico a partire dal regno di Ferdinando II Re delle Due Sicilie (1830-1859). Particolare attenzione è stata riservata alle lotte per la riforma agraria: il lungo e travagliato percorso per liberare i contadini dalla condizione di sottomissione ai proprietari terrieri, concretizzatosi in legge solo nel 1950, infatti, ha fornito il terreno fertile per l’emergere del fenomeno del banditismo in Sicilia, favorito dal fatto che le forze al governo della neonata Italia avessero delegato ai latifondisti il compito di mantenere l’ordine nelle proprie terre. Questo si tradusse nell’esercizio sistematico e di fatto autorizzato del potere da parte dei proprietari terrieri sui braccianti, per mezzo di banditi al loro servizio, i quali intervenivano a reprimere in modo violento le manifestazioni dei lavoratori agricoli (si pensi, ad esempio, alla strage di Portella della Ginestra a Palermo, il 1° maggio 1947).
ALL'UNIVERSITÀ DI BRISTOL
DI VALERIA AGNELLO
IMAGE SOURCES: VALERIA AGNELLO