LA CIVETTA May 2014 | Page 59

svolta culturale. Purtroppo, la maggioranza di questi indizi non dimostra né lo sviluppo né il progresso del Paese.

Infatti, la cucina italiana assomiglia sempre di più a quella degli altri paesi. Quando si va a un supermercato in Italia – probabilmente si va al Carrefour, l’onnipresente catena francese – i prodotti confezionati oltrepassano i confini degli scaffali ed entrano nei carrelli deiconsumatori italiani. Certo, si può comprare il basilico, i pinoli, l’olio extra vergine d’oliva e gli altri ingredienti necessari per fare un buon pesto, però si può anche trovarne uno in scatola. E accanto al pesto in scatola, spesso si trova la pasta al pesto precotta e pronta da scaldare nel microonde. Nonostante la popolarità di Oscar Farinetti, la cosiddetta qualità Eataly si è spinta oltre alla vita quotidiana dell’italiano.

Eataly World, perciò, dovrebbe essere la risposta perfetta mentre invece probabilmente finirà per contribuire alla trasformazione della cucina italiana da bene culturale a simbolo di lusso. Un simbolo di una cultura che deve correre per tenersi al passo con i paesi omogenizzati e globalizzati. Ci sono alcuni critici che sostengono che la gastronomia italiana si debba modernizzare, ma il modello Eataly non rappresenta la maniera giusta per rinnovarla. Invece di celebrare la ricca storia del cibo italiano, Eataly la mette in scatola a caro prezzo. Il cibo italiano non è un prodotto da comprare, ma deve essere un’ideologia da diffondere. Eataly World la prenderà dal popolo e la darà alle grandi aziende per aumentare il turismo, non per celebrarla.